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Edoardo Ferrario e la stand up comedy tra palco, YouTube e Netflix

Intervista Edoardo Ferrario

"Oggi la comicità è un linguaggio fortissimo per parlare della contemporaneità, è un buon momento per fare il comico".

Un palco, un microfono e il pubblico. Tanto basta per far ridere (e riflettere) agli stand up comedians. Se a questo, poi, si aggiunge la capacità di parlare linguaggi diversi e reinventarsi, si può passare dal palco a YouTube, dalla televisione a una platea di milioni di persone in tutto il mondo. È la storia di Edoardo Ferrario, che dalle imitazioni dei suoi professori, passando per la web serie Esami e le imitazioni a Quelli che il calcio, è arrivato fino a Netflix.

Intervista a Edoardo Ferrario

“Tutto è cominciato quando avevo 14 anni e imitavo Berlusconi. Ho sempre voluto fare il comico. A scuola ero quello che imitava i professori e i miei compagni sono stati il mio primo pubblico”, racconta ai microfoni di Notizie.it. Nel 2013 è stato uno dei primi creators ad auto-produrre una web serie su YouTube per parlare della realtà che stava vivendo, tra i banchi della facoltà di Giurisprudenza dove “ho scoperto la noia dello studio e ho deciso di coltivare anche il mio lato artistico”.

Per arrivare a Netflix, però, c’è voluto il palco, cuore pulsante della carriera di un comico. Il suo talento non è passato inosservato agli occhi di due società che “hanno creduto in me e nel mio spettacolo, lo hanno prodotto, girato e proposto a Netflix, che lo ha comprato. Ci sono persone che hanno visto i miei monologhi – sottotitolati – in America, Australia, Brasile… È una possibilità enorme. In questo momento storico la comicità è un linguaggio fortissimo, spesso molto più preciso ed efficace di altre forme di comunicazione per descrivere la realtà. In questo contesto, è bello poter parlare a una platea di circa 200 milioni di persone“.

Il potere della stand up

La stand up, genere più facilmente associato alla comicità oltreoceano, oggi vive “un momento di grande fortuna anche in Italia”, spiega Edoardo con soddisfazione. “Ci sono sempre più persone che vogliono esibirsi. Oggi se un ragazzo vuole iniziare a fare il comico usa il linguaggio della stand up, semplicemente perché è il più contemporaneo. È anche democratica: funziona se fai ridere, richiede poco investimento e si può fare ovunque, basta avere un palco e un microfono”. Le cose sono cambiate da quando, una decina di anni fa, a spopolare era il cabaret televisivo. “Alla lunga però ha stancato”, nota Ferrario, “perché insisteva sempre sugli stessi meccanismi e tagliava fuori le persone che appartengono alla mia generazione. Quando ho cominciato, a vent’anni, volevo parlare a quelli della mia età. Oggi il pubblico riconosce nel linguaggio della stand up qualcosa in cui immedesimarsi”.

Ecco perché “in questo momento incoraggerei un ragazzo che vuole cominciare, è un buon momento per fare il comico. Gli consiglierei di scrivere parlando di qualcosa che sa, di non imitare i comici americani, specialmente quelli più grandi e che hanno un background diverso dal suo. Gli direi di non sbilanciarsi a parlare di cose incomprensibili e di cercare di esibirsi sempre di più. Esistono anche manuali sull’argomento, si può imparare a scrivere un monologo di stand up. Ma a essere divertente non lo insegna nessuno, se non lo stare sul palco”.

Ridere e riflettere

Tutto sta nel saper sfruttare al meglio il meccanismo che sta alla base del mestiere del comico: la risata. Per Edoardo Ferrario, è lei il vero obiettivo. “Si può anche far riflettere il pubblico, ma la cosa fondamentale è farlo ridere. L’unico dovere che il comico ha è far ridere nel modo più originale possibile, senza mai imitare. Poi, naturalmente, la risata può essere anche un mezzo per portare il pubblico a fare alcune considerazioni, per illuminare la realtà in modo inusuale”.

Tra gli argomenti toccati nel suo spettacolo ci sono temi scottanti di attualità, religione e politica. È possibile parlarne senza offendere nessuno? “Forse qualcuno si offende, ma mi auguro che il pubblico abbia la maturità necessaria per capire cosa intendo”, risponde. “Penso che lo spettatore si offenda quando un comico parla di un argomento con superficialità. Ecco perché mi piace analizzare le cose in maniera profonda e giustificare la battuta. Si può far ridere parlando di qualsiasi argomento, purché si abbia un’idea molto precisa di quello che si sta dicendo”.