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Lodi, i familiari di Elisa Conzadori chiedono di riaprire il caso: "Ci sentiamo presi in giro"

Conzadori Elisa

Il fidanzato e la sorella di Elisa Conzadori, morta dopo essere stata travolta da un treno, contestano le conclusioni della Procura di Lodi e chiedono di riaprire il caso

«Giustizia per Elisa». La famiglia non si arrende. Il fidanzato e la sorella di Elisa Conzadori, la 34enne morta a Maleo (LO) il 15 agosto 2020 dopo essere stata travolta da un treno, hanno depositato l’atto di contestazione alle conclusioni della Procura di Lodi sull’incidente che ha causato il decesso della ragazza.

La richiesta di riaprire il caso

A marzo scorso era arrivata la richiesta di archiviazione e i familiari di Elisa già allora si sono mostrati tutt’altro che disposti alla resa. Oggi lo dimostrano coi fatti. Per tramite dei legali Fabio Sbravati e Alberto Gnocchi del tribunale di Cremona, il fidanzato e la sorella di Elisa Conzadori chiedono la riapertura del caso. La loro contestazione alla Procura è mossa dall’impossibilità di accettare che quanto accaduto quel giorno di metà agosto al passaggio a livello di Maleo non può essere classificato come un evento senza responsabilità. E soprattutto che la colpa sia attribuita a Elisa.

«La teoria del perito non regge»

Il fidanzato di Elisa, Marco Dragoni, spiega: «Fondamentalmente sosteniamo quanto abbiamo sempre detto, e cioè che la teoria del perito Domenico Romaniello, secondo il quale Elisa sarebbe andata contromano circa 200 metri prima del passaggio a livello, non regge. Così come la versione secondo la quale l’auto si sarebbe appoggiata alla sbarra per farla alzare. Io e Laura non ci fermiamo e se ci sarà necessità di fare altro lo faremo, ci stiamo già muovendo su vari fronti. Ci sentiamo presi in giro, dalle istituzioni in primis». Ad alimentare i dubbi dei familiari di Elisa, ci sono le testimonianze di chi ha visto la sbarra del passaggio a livello alzarsi. La Procura parla di «testimonianze suggestive, che non trovano riscontro tecnico e meccanico», ma in realtà si tratta di testimonianze concordanti e reali, peraltro sostenute dai successivi guasti segnalati (e filmati) a quel passaggio a livello e ad altri della tratta Cremona-Codogno-Mantova.