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Loretta Rossi Stuart, chi è e cosa fa la sorella di Kim

Loretta Rossi Stuart

Loretta Rossi Stuart, sorella del più noto Kim, ritrova scatti hot rubati nel web ed è decisa a combattere, ora, in favore delle donne.

Scrittrice, comparsa per alcuni video musicali, fino al 2015 ha anche condotto delle televendite locali di gioielli ed ultimamente si è data alla recitazione teatrale. Oggi si parla della seconda di tre sorelle, Loretta Rossi Stuart, del noto attore e regista italiano Kim. La donna afferma di sentirsi “vittima di una prevaricazione” visto che rischia il pignoramento della sua casa. A metterla in questa cattiva luce alcune foto osé che risalgono a 17 anni fa, oggi rubate e pubblicate su Supereva. Loretta Rossi Stuart oggi intende combattere in favore dei diritti delle donne.

Loretta Rossi Stuart

Spulciando sul web troviamo tra le altre cose, anche un suo sito internet “lorettarossistuart.com” nel quale si descrive come attrice, autrice e coreografa, poi si autodefinisce “animalessa di scena“. Un sito al quale si sta dedicando da sola per creare un ponte con chi abbia la voglia di seguirla, come essa stessa scrive nella sua pagina iniziale. Nello stesso evidenzia la sua passione per la fotografia, ma spiega di non saper fotografare e, per questo, decide di posare. Infatti troviamo le foto in cui ha posato la Rossi Stuart suddivise in categorie come “le indimenticabili”, “le vintage” e così via. Riporta i nomi dei fotografi e sottolinea il fatto che non esiste la versione digitale degli scatti. Nel sito, tra le sottocategorie, troviamo anche il sipario dedicato alla scrittura, quello alla sua vita e infine uno spazio dedicato ai suoi lavori teatrali nella sezione “blog e news”.

Rubate le foto hot della Rossi Stuart

Risalgono a 17 anni fa gli scatti hot della Rossi Stuart che la mettono oggi in una posizione scomoda con il tribunale di Firenze. Lo stesso che le addebita il pagamento delle spese processuali contro la DADA S.p.A., proprietaria del server in cui sono state pubblicate le foto incriminate. I giudici, infatti non riscontrano prove sulla consapevolezza del gestore circa l’illiceità delle suddette pubblicazioni on line.

Lei afferma che nel 2001 firmò una liberatoria riguardante alcuni scatti sexy che la ritraggono destinati a poche migliaia di persone. Erano, infatti, venduti in allegato con il suo libro riguardante l’erotismo. Quelle stesse foto sono state scannerizzate da un privato e pubblicate in rete senza il consenso della donna. La quale sostiene di non essersi pentita e di non provare rimorso per essersi concessa il calendario in questione anzi vuole combattere affinché non succeda ad altre.

«Mi sento vittima di una prevaricazione» ammette. Poi esterna, a muso duro, la sua contrarietà su quanti sostengono che non avrebbe dovuto farsi scattare queste foto se non intendeva divulgarle online.

Una class action di donne

Spiega la comodità di quei 5 milioni di compenso che le furono offerti vista la necessità all’età di 30 anni con 2 figli. Il suo scopo, ammette, è quello di riunire quante più donne possibili in una class action per rivendicarne i diritti sul corpo e sulla rappresentazione. Spiega la battaglia con termini decisi: “dobbiamo essere libere di decidere come e in quale contesto mostrare il nostro corpo”.