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Da Quota 104 ad Ape sociale e a Opzione donna, tutte le novità inserite in manovra dal Governo Meloni

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Quali sono le novità su pensioni, Ape sociale e Opzione donna previste dalla nuova manovra? Tutti i dettagli.

Con le modifiche apportate dal Governo Meloni alla bozza del testo della manovra, hanno cominciato a trapelare tutte le novità che riguarderanno pensioni, Ape sociale, Opzione donna e molto altro ancora.

Manovra, le novità su pensioni, Ape sociale e Opzione donna

I lavoratori potranno andare in pensione anticipata non più con Quota 103 ma con Quota 104. Allo stesso modo, la manovra prevede una stretta su Opzione donna, l’aumento degli assegni con la rivalutazione all’inflazione e degli importi minimi mentre conferma l’Ape sociale. Queste sono alcune delle principali misure inserite in Legge di Bilancio per quanto riguarda il tema previdenziale.

Appare evidente, quindi, che l’esecutivo abbia deciso di andare incontro alla richiesta di Forza Italia e a quanto previsto dal programma elettorale del centrodestra continuando ad attuare una rivalutazione differenziata degli assegni e aumentando le pensioni minime. Al contrario delle promesse fatte nel 2022, però, il Governo Meloni non è ancora pronto a dire addio alla Legge Fornero. Al contrario, è stato ridotto lo spazio per andare in pensione anticipatamente.

Un simile quadro soddisfa solo parzialmente la Lega e il ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone. “Sulle pensioni, in Manovra abbiamo fatto quello che era consentito”, ha detto Calderone, lasciando il convegno “Welfare, Italia” che si è tenuto a Roma. “La priorità resta la tenuta dei conti”, ha aggiunto. “L’obiettivo del Governo è dare una risposta adeguata alle aspettative dei cittadini mantenendo però gli equilibri dei mercati e degli equilibri internazionali. Tante misure che nel corso degli anni hanno prodotto effetti non positivi hanno condizionato quella che poteva essere la messa in campo di strumenti in tema di pensioni”.

Quota 104

Per lasciare il mondo del lavoro, i dipendenti potranno sfruttare Quota 104 come misura di flessibilità in uscita per il 2024 con pensione anticipata a 63 anni e 41 di contributi.

La novità inserita in Legge di Bilancio prevede, però, una decurtazione degli anni di versamento contributivo precedenti al 1996 con un ricalcolo contributivo.

Coloro che decideranno di non andare in pensione, pur avendo i requisiti per usufruire di Quota 104, potranno beneficiare del “bonus Maroni”, riconfermato anche per il 2024. In questo caso, la quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore confluirà in busta paga.

Un’altra novità relativa al nodo pensioni riguarda l’estensione della durata delle finestre che passeranno da 3 a 6 mesi per il settore privato e da 6 a 9 mesi nel pubblico.

Ape sociale e Opzione donna

L’Ape sociale è stata confermata per tutto il 2024. Stando a quanto riportato nella bozza della manovra, le disposizioni della legge 11 dicembre 2016, n. 232, con la quale veniva istituita l’Ape, “si applicano fino al 31 dicembre 2024”. Allo strumento potranno accedere i disoccupati, le persone con invalidità almeno del 74%, i lavoratori impegnati in attività gravose e i lavoratori che assistono persone con handicap in situazione di gravità che hanno almeno 63 anni e cinque mesi.

In relazione alla misura, l’autorizzazione di spesa è stata portata a 85 milioni per il 2024, a 168 milioni per il 2025, a 127 milioni per il 2026.

Per quanto riguarda invece le donne lavoratrici con almeno 35 anni di contributi maturati entro il 2023, queste lavoratrici potranno andare in pensione con Opzione donna a patto che abbiano compiuto 61 anni. Il requisito viene ridotto di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due. In questo caso, l’importo della pensione sarà ricalcolato interamente con il metodo contributivo.

Rispetto a Opzione donna, sono state confermate le restrizioni previste nel 2023 ossia essere disoccupate, caregiver o avere una invalidità almeno del 74%. Confermata anche la finestra mobile di un anno per le dipendenti e 18 mesi per le autonome una volta raggiunti i requisiti per ottenere l’assegno.

Rivalutazione assegni

In relazione alla rivalutazione all’inflazione degli assegni, la prima scadenza sarà quella del 1° dicembre 2023 ossia quando arriverà il conguaglio della perequazione dei trattamenti pensionistici non ancora arrivata da inizio anni e che era atteso a gennaio 2024. Gli assegni avranno un incremento dell’0,8% per recuperare l’inflazione effettiva del 2022, stimata in media all’8,1%. Il conguaglio, erogato sulla base di fasce di reddito, sarà riconosciuto al 100% per le pensioni fino a quattro volte la minima. Poi subirà un taglio.

Nello specifico, gli aumenti saranno i seguenti:

  • fino a 2.100 euro. l’aumento sarà pari al 100% del tasso dell’inflazione, cioè dello 0,8%;
  • tra 2.101,58 e 2.626,90 euro, l’aumento sarà pari all’85% del tasso di inflazione, cioè dello 0,68%;
  • tra 2.626,91 e 3.152,28 euro, l’aumento sarà pari al 53% del tasso di inflazione, cioè dello 0,4%;
  • tra 3.152,29 e 4.203,04 euro, l’aumento sarà pari al 47% del tasso di inflazione, cioè dello 0,3%;
  • tra 4.203,05 e 5.253,80 euro, l’aumento sarà del 37% del tasso di inflazione, cioè dello 0,29%;
  • sopra i 5.253,81 euro, l’aumento sarà del 32% tasso di inflazione, cioè dello 0,25%.
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