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Nel 2023 l'export italiano potrebbe superare il 2,5% (grazie a una struttura superiore a quella degli altri Paesi)

giovanni cagnoli economia

Nel 2023 le esportazioni mondiali dovrebbero crescere dell'1,5% circa mentre l'export italiano potrebbe superare il 2,5%, forte di una struttura superiore a quella degli altri Paesi europei , ben diversificata e con un potenziale ancora inespresso. 

Anni fa il nostro Paese era oppresso dalla debolezza valutaria dovuta alla persistente dipendenza dalle importazioni delle materie prime, soprattutto di quelle energetiche. L’ export non riusciva a porre rimedio dalla dipendenza dall’estero, per la fragile competitività messa in campo e dal limitato valore unitario che riusciva a ottenere sui mercati.

Per questo, quando l’Italia chiese di far parte dell’euro sin dall’inizio Francia e Germania che ritenevano che non avremmo meritato mostrarono disapprovazione. Si sosteneva che la moneta unica non si sarebbe più svalutata, e senza svalutazioni il ns export fatto di beni standardizzati non ce l’avrebbe fatta. Avremmo accumulato debito estero e provocato il default della nostra Nazione ma poi le cose andarono diversamente. La spinta alle esportazioni passò dal 20 al 30%, una corsa non riuscita a nessuno. Basta pensare che la propensione ad esportare dei nostri cugini francesi è passata dal 23 al 25%. L’euro ha contribuito alla crescita del commercio estero ma ha spronato principalmente la Germania e l’Italia. I tedeschi però da inizio anno non vanno poi così tanto bene.

Il PIL è in calo (-0,2%) da un trimestre a causa del calo del commercio internazionale che ha colpito le sue esportazioni alquanto dipendenti dai Paesi dell’est e dalla Cina che in questo momento sono i Paesi più colpiti dalla crisi economica. Al contrario il nostro Paese, che rispetto alla Germania che ha un export decisamente indirizzato alla vendita di strumenti tecnologici ha un mix più diversificato di esportazioni di beni produttivi ed alimentari e cresce dello 0,5%. La ripresa del nostro PIL è determinata anche da altri fattori come ad esempio la crescita delle esportazioni al Centro-Sud che guadagnano una quota di mercato di 4 punti, oppure l’organizzazione in distretti che da sole producono le esternalità di distretto, spesso stabili e non soggette alla volatilità dei mercati. La spinta all’esportazione è dovuta alla scarsa domanda interna indispensabile a colmare l’offerta dei distretti .

Nel 2022 infatti l’export legato ai distretti ha fatto registrare una crescita record del 18%. Punto di forza sono la qualità e la distinguibilità dei prodotti e questo ha agevolato la crescita del valore unitario del prodotto. Altro punto di forza è rappresentato dai tassi di crescita e di produttività delle nostre imprese equiparabili a quelle tedesche e rappresentano un efficace collante della domanda internazionale verso le PMI. Nel 2023 le esportazioni mondiali dovrebbero crescere dell’1,5% circa mentre l’export italiano potrebbe superare il 2,5%, forte di una struttura superiore a quella degli altri Paesi europei , ben diversificata e con un potenziale ancora inespresso.