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Olimpiadi 2026, Sala: da Di Maio "giochino politico"

Olimpiadi 2026

Luigi Di Maio ribadisce che il governo non verserà un'euro per finanziare le Olimpiadi 2026. Dura la replica del sindaco di Milano.

Mentre il CONI apre a possibili spiragli sulla candidatura a tre dell’Italia alle Olimpiadi invernali del 2026, il vicepremier Luigi Di Maio ci tiene a ribadire che in qualunque caso “lo Stato non deve metterci un euro”. Secca la replica del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che parla di “giochino politico”. Chiara Appendino invece chiarisce che Torino si è tirata fuori per “mancanza di trasparenza”.

Olimpiadi senza soldi dello Stato

“Il CONI – spiega il leader del M5S – doveva scegliere tra 3 candidature: siccome sono tre forze politiche diverse il CONI ha detto ‘facciamo le Olimpiadi del Nord’ e così alla fine si è creato soltanto il caos per un cerchiobbottismo ben noto”. “La situazione è impraticabile, quindi lo Stato non deve metterci un euro. – ribadisce – Poi se ci sono Milano e Cortina con il Veneto e la Lombardia devono andare avanti, ma senza che lo Stato ci metta i soldi e nemmeno le garanzie”.

“Mi aspetterei da chi governa il Paese e ha una visione di lungo periodo che consideri un grande evento un buon investimento, non una spesa che toglie soldi ad altri” attacca quindi Giuseppe Sala. Il sindaco di Milano sottolinea quindi come sia “strano” il fatto che lo Stato avrebbe messo garanzie per una candidatura a tre (quella con Torino, governata dalla pentastellata Chiara Appendino) e non a due.

Per questo motivo, Sala parla di “giochino politico”. Il sindaco di Milano annuncia quindi di confidare nei fondi dei privati che “per l’Expo hanno contribuito in modo importante, hanno messo circa 400 milioni”. “Penso che per le Olimpiadi si possa fare anche di più – aggiunge – perché c’è maggiore attenzione mediatica”.

Appendino: no impegni a scatola chiusa

Da parte sua, Chiara Appendino su Facebook cerca di mettere “chiarezza su chi mette i soldi” per le Olimpiadi 2026. Il sindaco M5S spiega: “Il CONI, ricevuti i tre dossier, ha optato per una candidatura congiunta di Torino, Milano e Cortina, senza però considerare nei costi del nuovo dossier unitario, le nuove infrastrutture ancora da realizzare e lasciando inspiegabilmente al Piemonte tre sole discipline, due a Torino e una a Sestriere”.

“Nonostante non la condividessi, – precisa – non ho mai detto no a questa ipotesi perché ho sempre ritenuto che la decisione finale di candidare un territorio così vasto ad ospitare ed organizzare un evento così complesso, spettasse al governo, anche in quanto ente finanziatore”.

“Dopo una lunga serie di incontri a Roma, lo scorso venerdì sera, il Sottosegretario con delega allo Sport Giancarlo Giorgetti, invia un protocollo di intesa alle 3 città coinvolte, con richiesta di fare pervenire le proprie osservazioni entro il successivo lunedì. – puntualizza – Non essendo cambiato praticamente nulla rispetto a quanto sopra, nella mia risposta mi sono limitata a dire che ‘restavamo a disposizione del governo per quanto richiesto, in attesa di conoscere la decisione sullo stanziamento dei fondi‘”.

Quando quindi Giorgetti martedì 18 settembre, nel corso di un’audizione al Senato, ha dichiarato che il governo non avrebbe finanziato la spesa, Torino si è tirata fuori. Il giorno dopo il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha chiesto a Chiara Appendino di “rientrare nella partita”. “Ecco cosa penso. – aggiunge quindi il sindaco 5 Stelle – Per me è fondamentale e imprescindibile che sia fatta la massima e totale chiarezza su chi finanzia l’evento e come. Se si vuole portare avanti l’ipotesi di Olimpiadi senza fondi statali ma sostenute da Regioni e privati si chiarisca prima chi mette quanto, altrimenti è da irresponsabili andare avanti alla cieca”. “Non si prendono impegni a scatola chiusa. Torino non c’è perché la proposta manca di chiarezza e trasparenza” conclude quindi.