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Omicidio Emanuele Scieri, al via il processo a due ex militari accusati della morte del parà nel 1999

omicidio Emanuele scieri

Omicidio Emanuele Scieri: celebrata la prima udienza del processo contro due ex militari accusati della morte del parà, avvenuta nel 1999.

Omicidio Emanuele Scieri: è stata celebrata la prima udienza a carico dei due ex militari della Folgore accusati della morte del parà siciliano, avvenuta nel 1999.

Omicidio Emanuele Scieri, al via il processo a due ex militari accusati della morte del parà

Nella mattinata di lunedì 4 aprile, ha avuto inizio il processo per la morte di Emanuele Scieri, il paracadutista di 26 anni rivenuto senza vita nella caserma di Gamerra di Pisa il 13 agosto 1999. Per la morte dle giovane uomo, sono imputati e accusati di omicidio volontario aggravato gli ex ufficiali della Folgore Alessandro Panella e Luigi Zabara.

In un primo momento, la prematura scomparsa del parà di origine siciliana era stata archiviata come un incidente o un probabile suicidio. Con il trascorrere degli anni, tuttavia, è stata aperta un’inchiesta: dalle indagini, poi, è emerso che Emanuele Scieri, a tutti noto semplicemente come Lele, fosse vittima di nonnismo. Proprio azioni legate al nonnismo che subiva, infatti, ne avrebbero decretato il decesso.

In aula, era presente Luigi Zabara ma era assente Alessandro Panella. Assenti, poi, anche le parti civili Isabella Guarino, madre del parà deceduto, e il fratello minore della vittima, Francesco.

Un terzo militare, l’ex caporale Andrea Antico di 42 anni e ancora in servizio nell’Esercito italiano che pure era stato accusato di concorso in omicidio, è stato assolto il 29 novembre 2021, dopo aver scelto il rito abbreviato.

Invece, sono stati assolti dall’accusa di favoreggiamento gli ex ufficiali della Folgore Enrico Celentano e Salvatore Romondia in quanto il “fatto non sussiste”.

13 agosto 1999: com’è morto Emanuele Scieri e perché è stata scartata l’ipotesi dell’incidente

Poco dopo aver concluso il Car a Firenze ed essere arrivato a Pisa, la sera del 13 agosto 1999, Scieri era uscito con alcuni compagni di casera ma il suo rientro non venne mai registrato. Quella notte, infatti, il parà siciliano cadde da una torre situata in un’area dismessa della caserma e venne abbandonato in totale agonia fino al ritrovamento del suo cadavere, avvenuto a distanza di tre giorni dalla scomparsa.

Secondo quanto appreso dalla Procura di Pisa, il 26enne era stato sorpreso a fare una telefonata con il cellulare prima di fare ritorno in camerata. Per questo motivo, i commilitoni lo avrebbero costretto a “effettuare subito numerose flessioni sulle braccia e, mentre le eseguiva, gli stessi lo avrebbero colpito con pugni sulla schiena, comprimendogli le dita delle mani con gli anfibi, per poi costringerlo ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della vicina torre di prosciugamento dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia”.

In questo frangente, la vittima sarebbe caduta dalla scala, compiendo un volo di circa cinque metri, “a causa dell’insostenibile stress emotivo e fisico subito, provocato dai tre superiori”.