È morto Peppe Vessicchio, il volto gentile e il suono elegante della musica italiana. Direttore d’orchestra, arrangiatore, uomo di cultura e sensibilità rara: la sua bacchetta ha accompagnato generazioni di artisti e spettatori, trasformando ogni nota in un gesto d’amore. Per molti, bastava il suo nome pronunciato a Sanremo — “dirige il maestro Peppe Vessicchio” — per sentire di essere a casa, nel cuore vivo della musica.
Con lui se ne va una parte armoniosa del nostro immaginario collettivo, ma restano le melodie, i sorrisi discreti e quella grazia che solo i grandi sanno lasciare in eredità.
Peppe Vessicchio: una carriera tra palcoscenici e grandi collaborazioni
Nato a Napoli il 17 marzo 1956, Peppe Vessicchio ha iniziato la sua carriera collaborando con artisti del calibro di Gino Paoli, Edoardo Bennato e Peppino di Capri, firmando successi come Ti lascio una canzone e Cosa farò da grande. La sua carriera è indissolubilmente legata al Festival di Sanremo, dove è stato una presenza fissa dal 1990 e ha trionfato come direttore d’orchestra in diverse edizioni, dirigendo interpreti come gli Avion Travel, Alexia, Valerio Scanu e Roberto Vecchioni. Arrangiatore di prestigio internazionale, ha lavorato con Andrea Bocelli, Zucchero, Elio e le Storie Tese, Ornella Vanoni, Ron e Biagio Antonacci, e ha guidato orchestre in contesti straordinari, dal Cremlino per un omaggio a John Lennon al progetto “Rockin’1000”, la più grande rock band del mondo. Fino all’ultimo, Vessicchio ha continuato a sperimentare e a progettare nuove esperienze musicali, tra cui il tour teatrale “Ecco che incontro l’anima” insieme a Ron, previsto per il prossimo anno.
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Addio a Peppe Vessicchio, il direttore d’orchestra è morto a 69 anni
Come riportato dall’Adnkronos, il maestro si trovava all’ospedale San Camillo di Roma, dove è deceduto a causa di una polmonite interstiziale precipitata rapidamente. L’ospedale, in accordo con la famiglia, ha reso noto che i funerali saranno strettamente privati. Con la sua scomparsa, il panorama musicale italiano perde una figura iconica, capace di coniugare una straordinaria competenza tecnica a un carisma immediatamente riconoscibile.