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Siri, aperta un'inchiesta sull'acquisto di una palazzina a Bresso

Siri, inchiesta acquisto stabile

Salvini: "Sono tranquillo. Se a Siri viene contestato di avere un mutuo, è un reato che stanno compiendo alcuni milioni di italiani".

Proseguono le indagini su Armando Siri, il sottosegretario ai Trasporti indagato per corruzione. Da Repubblica si apprende che la Procura di Milano ha aperto una nuova inchiesta sull’acquisto, da parte del senatore leghista, di una palazzina a Bresso, per la quale avrebbe aperto un mutuo di 585 mila euro presso una banca di San Marino. Il procuratore milanese Francesco Greco ha assicurato “massima collaborazione” con i colleghi romani al lavoro per far luce sulle accuse di corruzione.

L’inchiesta sulla palazzina

L’acquisto della palazzina di Bresso è stato oggetto di una puntata di Report, che ha ricostruito la vicenda. È stato il notaio milanese, davanti al quale il sottosegretario ha stipulato l’atto di compravendita, a segnalare all’ufficio competente di Bankitalia l’episodio, descrivendolo come un’operazione sospetta di riciclaggio. Le indagini sono condotte dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale. Catia Tomasetti, presidente della Banca Centrale di San Marino, citata da Tgcom24, ha assicurato che “le procedure di San Marino sono assolutamente allineate con quelle europee. C’è un particolare rigore delle banche stesse che hanno degli iter maggiorati in caso di personaggi politicamente esposti, sia nel Paese sammarinese che fuori”.

Salvini: “Sono tranquillo”

“Possono aprire tutte le inchieste che vogliono, io sono assolutamente tranquillo“, è il commento di Matteo Salvini, riportato dall’Ansa. “Se a Siri viene contestato di avere un mutuo, è un reato che stanno compiendo alcuni milioni di italiani che ne pagano la rata”. Il vicepremier ha annunciato che si presenterà in Consiglio dei ministri senza timori per il futuro del governo e del sottosegretario. “Sto aggiornando l’agenda su immigrazione e mafia, di questo mi occupo. Dopo mercoledì vengono giovedì, venerdì e sabato e per me non è un problema. Continuo a ritenere che in un Paese civile i processi si fanno in tribunale e se uno è colpevole si viene condannati da un giudice, non da un giornale”.