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Sea Watch entra in acque italiane, Giorgia Meloni: "Affondate la nave"

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Dopo 14 giorni alla Sea Watch 3 non è stato assegnato un porto sicuro, e così entra in quello di Lampedusa. Giorgia Meloni va su tutte le furie.

“Contro la volontà del governo italiano, dello Stato italiano e della sovranità italiana la Sea Watch vìola i nostri confini, entra nelle acque territoriali italiane con l’obiettivo di portare gli immigrati clandestini che ha a bordo sul nostro territorio nazionale” denuncia in una video Giorgia Meloni.

La decisione della Cedu

Dopo 14 giorni passati a largo delle coste italiane, con l’esecutivo gialloverde che ha chiuso i porti e l’Unione europea che ha fatto finta di non vedere, il capitano della Sea Watch 3 annuncia infatti di “aver deciso di entrare a Lampedusa” e quindi nelle nostre acque territoriali. “So che cosa sto rischiando, ma i 42 sopravvissuti che ho a bordo sono esausti, li sto portando in salvo” chiarisce su Facebook.

“Nessuno tra gli Stati europei né la Commissione europea è stato disposto a rispettare ciò che è alla base delle loro Costituzioni – la dignità umana” viene denunciato in una nota della Ong. La decisione anche a seguito del pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo, con la Cedu che ha respinto il ricorso di alcuni immigrati a bordo della nave, mantenendo quindi in vigore il decreto Sicurezza bis.

La Corte non ha imposto l’assegnazione di un porto perché non esiste un “reale rischio di danno irreparabile” per i migranti, precisando però che l’Italia deve continuare a fornire “l’assistenza necessaria alle persone che si trovano a bordo della Sea Watch 3 che si trovano in una condizione di vulnerabilità”.

Il monito di Giorgia Meloni

Nonostante questo la leader di Fratelli d’Italia sostiene che la Sea Watch 3 sta entrando nel porto di Lampedusa “non solo contro il parere del nostro governo” ma “anche contro il parere della Corte europea di Strasburgo che proprio ieri (25 giugno 2019, ndr) aveva detto che l’immigrazione non è un diritto degli esseri umani e che quindi quelle persone non potevano essere portate in Italia se il governo italiano non voleva”.

In un video pubblicato sui social, Giorgia Meloni esorta quindi il governo italiano a far “rispettare quelle regole che le Organizzazioni non governative pensano di poter violare e a norma di diritto internazionale”, e aggiunge: “Questo significa che la Sea Watch è una nave che deve essere sequestrata, che l’equipaggio deve essere arrestato, che gli immigrati che sono a bordo devono essere fatti sbarcare e rimpatriati immediatamente”.

Dalla Sea Watch 3 però il mediatore culturale Haidi Sadik ricorda: “Abbiamo persone a bordo che hanno attraversato orrori in Libia, che sono state pesantemente torturati, ma anche se non fosse così, chiunque sia stato salvato in mare, per legge deve essere portato in un luogo sicuro. Un’operazione di salvataggio non è finita finché ogni singola persona soccorsa non ha i piedi per terra”.

“Affondare la nave”

La leader di Fratelli D’Italia però tuona: “La nave deve essere affondata, come accade con le navi che non rispettano il diritto internazionale”. L’Ong rammenta però che dopo il soccorso in mare “in acque internazionali” la Guardia Costiera libica aveva nominato Tripoli come porto sicuro. Lo stesso Matteo Salvini ha poi rammentato come la Commissione UE abbia “sempre affermato che condizioni di sicurezza (per i profughi, ndr) non esistono attualmente in Libia“.

Tuttavia, “finora la Commissione europea non ha fornito alcuna indicazioni su quale possa essere il posto sicuro per lo sbarco” si sottolinea dalla Sea Watch 3. Da qui la decisione di forzare il blocco ed entrare nel porto di Lampedusa.