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Gregoretti, il voto in Senato: sì al processo a Matteo Salvini

Open Arms voto rinviato

Il Senato ha votato per il via libera al processo nei confronti di Salvini sul caso Gregoretti. L'ex ministro: "Vergogna".

Mercoledì 12 febbraio in Senato si è tenuto il voto sul caso Gregoretti per discutere l’autorizzazione a procedere al Tribunale di Catania. L’Aula ha dato il via libera al processo nei confronti dell’ex ministro degli Interni Matteo Salvini per i reati di abuso d’ufficio aggravato e sequestro di persona. Lo stesso leader della Lega si era detto pronto a presentarsi in Aula per “spiegare ai miei figli che non sono un delinquente”. FI e FdI hanno presentato un ordine del giorno per contrastare l’autorizzazione a procedere della Giunta. La Lega non ha partecipato alla votazione.

L’intervento di Salvini in Senato

In Aula Salvini non si è presentato solo come ex ministro dell’Interno ma anche come padre, dicendosi sicuro che “chi borbotta forse non ha un figlio come il mio che prima di andare a scuola mi ha mandato un messaggio per dirmi ‘forza papà‘. Se non portate rispetto a me portatelo a due ragazzi [i figli, ndr] che non sono colpevoli degli eventuali errori del padre”. Anche la figlia di Salvini, infatti, avrebbe espresso preoccupazione per il padre: “Mi ha chiamato perché ha letto il titolo Cancellare Salvini [sul quotidiano Repubblica prima delle elezioni regionali, ndr]. E io a dire: ‘No, Mirta, nessuno vuole cancellare papà. Sono dei giornalisti un po’ burloni. L’unica preoccupazione – ha continuato – non è per me. Mi spiace per i miei figli che domani leggeranno il giornale. Fate veramente pena“.

Nel frattempo Salvini scrive sui social: “Che pena, che vergogna. Vogliono mandare Salvini a processo: governo assente“. Ma come ha spiegato Casellati: per il voto di oggi non è prevista la presenza dell’esecutivo.

Gregoretti, voto al Senato

Matteo Salvini partecipa al voto in Senato sul caso Gregoretti e tenta di spiegare all’Aula la sua scelta di bloccare per quasi 6 giorni al largo delle coste italiane 131 migranti a bordo di una nave ong. L’ex titolare del Viminale afferma e ribadisce che anche l’esecutivo era d’accordo con le sue scelte. Da quanto si apprende, inoltre, i senatori leghisti sosterranno il Capitano e dunque potrebbero astenersi al voto o non partecipare all’appuntamento. La stessa Giulia Bongiorno aveva invitato il leghista a non incitare i suoi a votare a favore del processo per non incorrere nell'”ammissione di colpevolezza” davanti ai giudici.

Salvini ha preso la parola in Aula attaccando: “Se in quest’aula c’è qualcuno che scappa non è tra i banchi della Lega ma del governo“. “Ho scelto io di andare a processo – ha proseguito ancora il leghista -, per me è motivo di orgoglio”. E ancora: “Qualcuno a sinistra cerca di eliminarmi per via giudiziaria, ma io non scappo. Confido nella terzietà dei giudici”. Infine: “Facciamo decidere a un giudice – ha detto Salvini -, usciamo da quest’aula e facciamo decidere a lui. Ormai il re è nudo, potete andare avanti qualche mese o settimana ma in democrazia il giudizio lo dà il popolo”. La Lega ha abbandonato l’Aula.

Emma Bonino ha poi preso la parola dichiarando: “È ridicolo sostenere che una nave italiana fosse una minaccia per la patria. Voterò a favore dell’autorizzazione a procedere per dare la possibilità a Salvini di difendersi come tutti i cittadini nel processo e non dal processo”. Infine, Matteo Renzi ha liquidato i cronisti con poche parole: “Non intervengo in aula, ma voto”.

La relazione

Nella relazione della senatrice leghista Erika Stefani, infine, si legge: “Esautorata la Giunta dalla sua funzione principale, piegata a ragioni politiche, a questo punto, la sede necessaria al fine di poter rinvenire la verità risulta essere solo la sede processuale”. Il voto in Giunta del 20 gennaio scorso, lo ricordiamo, era andato a favore dell’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini e dunque aumenta l’attesa per il voto di oggi. “L’attività dell’organo – prosegue ancora la relazione – è stata del tutto condizionata in questa occasione da posizioni espresse dai partiti politici che hanno anticipato la loro decisione nel merito prima di iniziare la discussione”. Nella sua ricostruzione, infine, Stefani ricorderà come “alcuni membri hanno rifiutato di intervenire anche in sede di discussione nel merito, abbandonando i lavori per due volte e non partecipando alla votazione finale”.