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Misurazione temperatura nelle scuole, il Tar dà ragione al Piemonte

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In merito alla misurazione della temperatura nelle scuole il Tar ha dato ragione al Piemonte, respingendo la richiesta di sospensiva del governo.

Le scuole del Piemonte potranno continuare a eseguire la misurazione della temperatura corporea ai propri studenti ogni mattina prima dell’inizio delle lezioni, almeno fino al prossimo 14 ottobre; è quanto stabilito dal Tribunale Amministrativo Regionale che nella giornata del 17 settembre ha respinto la richiesta di sospensione dell’ordinanza presentata dal governo per mano dei ministri della Salute e dell’Istruzione Roberto Speranza e Lucia Azzolina.

Misurazione temperatura, la sentenza del Tar

Il Tar del Piemonte ha dato quindi ragione al presidente della regione Alberto Cirio, che aveva imposto la misurazione della temperatura corporea degli alunni da parte degli istituti scolastici anziché a casa come invece previsto dalle direttive governative. L’ordinanza rimarrà in vigore fino al prossimo 14 ottobre, cioè fino a quando la causa sarà discussa in Camera di Consiglio.

Nel difendere l’ordinanza emanata dalla regione, nella giornata di mercoledì 16 il presidente Cirio aveva così dichiarato sui propri profili social: “Difendiamo la nostra decisione perché è di buonsenso e perché, introducendo un controllo in più, punta a tutelare maggiormente la salute dei bambini e di ogni cittadino del Piemonte. Abbiamo il dovere di garantire a tutti che quando i nostri figli sono a scuola sono in un luogo sicuro”.

Cirio aveva infatti spiegato nel post come con l’ordinanza si fosse semplicemente aggiunto un ulteriore livello di controllo sulla misurazione delle temperatura oltre a quello della famiglia previsto dal governo: “Nel caso in cui l’alunno non abbia la certificazione allora l’istituto ha l’obbligo di misurargli la temperatura prima che inizi l’attività didattica. Una richiesta di buonsenso per tutelare la salute dei nostri figli, del personale scolastico e dei nonni che sono le persone con cui i bambini trascorrono parte del tempo tornati da scuola e che, come l’esperienza Covid ci ha insegnato, sono i soggetti più vulnerabili”.