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Governo Draghi, nessun portavoce e metà dei ministri fuori dai social

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Il nuovo Governo guidato dal Premier Mario Draghi svilupperà la comunicazione politica ricorrendo ai social con minore frequenza rispetto al passato.

Una delle caratteristiche principali che contraddistingue e allontana il Presidente del Consiglio del Ministri Mario Draghi dai tradizionali canoni della comunicazione politica degli ultimi anni è certamente la sobrietà, da sempre esibita dal noto economista. Allo stesso modo, appare particolarmente controcorrente la politica del silenzio che ha accompagnato la formazione della lista dei ministri, destinata non soltanto al mondo giornalistico ma adottata anche nei confronti degli esponenti chiamati a prender parte all’esecutivo. Una simile scelta, pur generando non pochi malumori tra i partiti italiani, indica un drastico e imminente cambiamento che coinvolgerà le modalità della comunicazione politica nei prossimi mesi, a partire dall’utilizzo dei social network.

Il nuovo ruolo dei social nella comunicazione politica

Il Premier Mario Draghi non ricorrerà al mondo dei social per sviluppare la comunicazione politica del proprio Governo. La decisione dell’ex-governatore della Bce ha suscitato reazioni contrastanti spaccando i cittadini italiani tra coloro che si sono detti favorevoli al rifiuto dei social da parte di Draghi, manifestando il proprio rifiuto nei confronti dell’abuso di simili canali perpetrato nel corso degli ultimi anni, e coloro che temono un appiattimento dell’informazione proveniente dai vertici della politica nazionale.

È da sottolineare, poi, che il ripudio dei social da parte di Draghi rappresenti quasi un unicum nel panorama politico dei leader internazionali: molti di essi, infatti, hanno costruito e radicato il proprio consenso popolare proprio tramite accurate campagna politiche svolte online, su piattaforme come Facebook o Twitter. Uno degli esempi più eclatanti del fenomeno è, senza alcun dubbio, l’ex-presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump.

Tra i leader europei che, invece, hanno preferito tenere la politica lontana dai social può essere annoverata Angela Merkel che, al pari di Mario Draghi, confida nei valori della sobrietà e del rigore.

Governo Draghi, l’assenza della figura del portavoce

Un’ulteriore differenza tra il Governo Draghi e gli esecutivi che lo hanno preceduto è data dalla mancata nomina del cosiddetto portavoce. Tale figura, negli ultimi governi italiani, ha ricoperto un ruolo estremamente importante ed è stata rivestita da personaggi come Paolo Bonaiuti, Filippo Sensi e, in ultimo, Rocco Casalino, che ha anche intitolato la propria autobiografia “Il portavoce”.

L’assenza di un portavoce, quindi, potrebbe accentuare la volontà dell’attuale Presidente del Consiglio di estendere i canoni del rigore e della sobrietà anche alla squadra di ministri da lui scelta ma una simile impresa potrebbe riservare non poche difficoltà, data la variegata compagine politica – voracemente attiva online – che essi rappresentano.

Il rapporto tra ministri tecnici e social network

La tendenza al riserbo e al pragmatismo del Premier Mario Draghi, tuttavia, pare essere già condivisa dal team di tecnici voluti dall’economista. Personalità come Marta Cartabia, Luciana Lamorgese, Patrizio Bianchi, Enrico Giovannini, Cristina Messa, Daniele Franco, Roberto Cingolani e Roberto Garofoli non sono in possesso né di un account Facebook né di un account Twitter. Un’eccezione, invece, è rappresentata da Vittorio Colao, ministro dell’Innovazione Tecnologica, che sporadicamente interviene su Twitter postando tweet in inglese afferenti ad argomenti di sua competenza mentre, su Facebook, pubblica perlopiù foto in bicicletta, sua grande passione.

Il rapporto tra ministri politici e social network

Tutt’altra storia per quanto riguarda i ministri politici del Governo Draghi, presenti su tutte le piattaforme social, tramite il proprio staff di riferimento o in prima persona.

Gli esponenti del Movimento 5 Stelle, infatti, svolgono la propria azione politica sfruttando, sostanzialmente, i canali social: ne sono una chiara manifestazioni le pagine personali di Luigi Di Maio, il Twitter di Federico D’Incà o l’account Facebook di Fabiana Dadone, traboccante di immagini che la ritraggono mentre svolge i suoi incarichi pubblici e, talvolta, anche in momenti della sua vita privata.

Al pari del Movimento 5 Stelle, anche la Lega ha costruito parte della sua forza avvalendosi di specifiche campagne social. L’orientamento prevalente del partito di Matteo Salvini, però, non è condiviso da Giancarlo Giorgetti né da Erika Stefani che, contrariamente a Massimo Gravaglia, non possiedono Facebook e neppure Twitter.

I ministri del Partito Democratico Andrea Orlando, Lorenzo Guerini e Dario Franceschini e i ministri di Forza Italia Renato Brunetta, Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, ancora, sono tutti attivi sui vari canali social. Allo stesso modo, infine, l’uso di Twitter e Facebook è ampiamente diffuso tra i ministri già coinvolti nel Governo Conte bis, Elena Bonetti di Italia Viva e Roberto Speranza di Liberi e Uguali. Proprio il ministro della Salute, inoltre, ha frequentemente fatto ricorso ai profili social per invitare i cittadini italiani ad adottare massima prudenza nei confronti del coronavirus o per annunciare l’emanazione di nuove ordinanze connesse alla lotta alla pandemia.