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Ponte Morandi, le immagini ufficiali del momento del crollo

Ponte Morandi

Dopo quasi una settimana dal disastro la Guardia di finanza pubblica le immagini ufficiali riprese dalle videocamere di sicurezza del Ponte Morandi.

A due giorni dai funerali delle vittime e dal lutto nazionale, la Guardia di finanza del Comune di Genova diffonde le immagini riprese da alcune telecamere di sicurezza situate sul ponte Morandi. Video, fotografie, testimonianze e commenti si sono susseguite su giornali, radio e televisioni dopo l’accaduto, ma non erano ancora state diffuse riprese così da vicino del momento della tragedia. La cruda oggettività delle riprese del momento restituisce la gravità di quanto accaduto il 14 agosto a Genova.

Le riprese diffuse dalla Guardia di finanza

Risalire alle cause che hanno provocato il rovinoso crollo del ponte Morandi non sarà compito semplice per la procura di Genova, che ha avviato le indagini, ipotizzando diverse tipologie di reato: attentato alla sicurezza dei trasporti, disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Alla chiusura delle operazioni di recupero delle vittime, avvenuta in data 19 agosto, le vittime erano 43 e i feriti 15.

Le riprese, senza suoni, sono di due punti coinvolti dal crollo: il primo sul ponte e il secondo ai suoi piedi. La prima sequenza inquadra lo scorrimento delle auto in secondo piano e, in primo piano, un’area del ponte riservata agli addetti ai lavori. Dopo circa quaranta secondi si comincia a vedere la rapida caduta della struttura che in breve tempo oscura la telecamera. Nella seconda sequenza invece, ai piedi del ponte, si notano operai dell’Amiu (agenzia municipalizzata igiene urbana) di Genova al lavoro sotto la pioggia e, dopo altri 40 secondi, nuovamente il crollo e la polvere delle macerie che oscura la telecamera. Infine, una ripresa dall’alto delle macerie del ponte.

Le responsabilità della giustizia e della politica

Non è solo ai familiari delle vittime, dei feriti e di chi possedeva una casa in prossimità del ponte a cui i responsabili dovranno rispondere: le condizioni di sicurezza di un viadotto di uso pubblico interessano infatti l’intera nazione. Il Governo ha già puntato il dito e prescelto i colpevoli, ma, non esercitando il potere giudiziario, saranno le indagini della Procura che porteranno la magistratura a emettere sentenza. Ciò che, a diritto, il Governo può fare è riflettere su quali siano le responsabilità politiche nella gestione della viabilità nazionale di uso pubblico. Puntare ancora una volta il dito contro i governi precedenti può far guadagnare qualche applauso, ma nessuna soluzione.

Riflessioni, inchieste e soluzioni

Eppure riflessioni in merito sono state fatte: Alessandro di Battista, sul proprio profilo Facebook ha lanciato un appello al Governo.

Questo è un momento drammatico dove chi parla di cambiamento ha solo una cosa da fare: far tornare nelle mani dello Stato la gestione delle autostrade. Solo da noi i “capitalisti” agiscono in sostanziale monopolio. Solo da noi sono state affidate loro galline dalle uova d’oro in cambio del nulla o addirittura del sangue e delle macerie. La magistratura accerterà i responsabili. La politica faccia la politica. Agisca immediatamente revocando le concessioni autostradali perché è un diritto del Popolo italiano essere padrone delle proprie strade, della propria vita e della propria sicurezza. Ed è dovere dello Stato gestire i servizi essenziali per i cittadini. Non c’è da tirare in ballo Delrio, il PD, Prodi, D’Alema, Monti o le privatizzazioni vomitevoli che sono state fatte. Non occorre neppure mostrare interrogazioni, dichiarazioni passate

Individuare i responsabili del crollo del ponte non è quindi compito della politica, è però responsabilità del Governo interpretare l’accaduto e trovare soluzioni praticabili, affinché disastri simili non si ripetano e affinché l’accesso alle autostrade italiane non sia solo sicuro, ma anche sostenibile per i cittadini.

Il monopolio dei privati sulla gestione delle autostrade in Italia è stato anche oggetto di un’inchiesta di Milena Gabanelli, che nel suo Dataroom ha messo in evidenza come le autostrade italiane, forse proprio perché in grandissima parte privatizzate, sono le più costose d’Europa. A tale costo non è però corrisposto nei fatti una maggiore sicurezza per la popolazione.