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Proteste in Iran, polizia spara sulla folla alla marcia a 40 giorni dalla morte di Mahsa Amini

La marcia per Masha Amini

100.000 persone marciano per Mahsa Amini e la polizia gli spara addosso. Intanto le proteste oltre a non fermarsi si spostano anche in altri settori.

Continuano le proteste in Iran e stavolta una marcia in onore di Mahsa Amini da fastidio alla polizia, che ha deciso di sparare sulla folla. Intanto la Nazione Mediorientale è alla sua ora più buia a causa delle continue sanzioni e le proteste che si stanno espandendo ad altri settori.

Proteste in Iran, polizia spara sulla folla alla marcia a 40 giorni dalla morte di Mahsa Amini

Oggi è terminato il lutto per la morte di Mahsa Amini, dopo 40 giorni, come vuole la tradizione. La giovane originaria del Kurdistan iraniano è stata sepolta presso il cimitero Aichin di Saqqez. Allora, un gruppo composto da 100.000 rivoluzionari pacifici ha deciso di marciare verso il cimitero di Aichin per omaggiare un’ultima volta la scomparsa Mahsa. La polizia iraniana, non contenta di quello che stava accadendo, ha deciso di rovinare anche una marcia commemorativa pacifica aprendo il fuoco sui civili con armi e lacrimogeni. Un’ulteriore misura di “sicurezza” è stata quella di isolare internet in tutta la zona.

Proteste anche in altri settori: il popolo è stanco

Non è la prima volta che sia la polizia che la polizia morale usano la forza per reprimere le manifestazioni. Alcuni agenti sono stati visti sparare ad altezza uomo anche a bordo delle proprie motociclette. La violenza delle forze dell’ordine ormai non fa più paura al popolo iraniano che è stanco del regime degli Ayatollah, delle guardie della rivoluzione e della polizia morale. Oltre ai giovani manifestanti, come riporta RaiNews anche i lavoratori di una raffineria petrolifera a sud di Teheran incrociano le braccia in segno di protesta. A Teheran i medici sono furiosi e vogliono che polizia e guardie della rivoluzione lascino gli ospedali e li facciano lavorare con tranquillità. Molto spesso, gli agenti fedeli al regime centrale iraniano presidiano gli ospedali in attesa che i manifestanti vengano medicati per poi condurli in prigione.

Il casus belli delle proteste, le sanzioni e la risposta dell’Iran

Questa serie di eventi è stata innescata dalla morte della già menzionata Mahsa Amini. La ragazza è stata barbaramente picchiata dalla polizia morale perché non indossava bene l’Hijab, velo tipico che le donne iraniane sono costrette a portare correttamente. Il governo ha cercato di scrollarsi di dosso le responsabilità attraverso un’autopsia in cui è stato constatato che la morte di Mahsa Amini era dovuta ad una patologia congenita. Gli iraniani però non si sono fermati. L’Iran adesso è costretto a dover frenare due ondate: le insurrezioni popolari e le continue sanzioni. La Repubblica Islamica a guida sciita non molla la presa di un centimetro, anzi, risponde all’Occidente con delle controsanzioni e pare si sia unita alla Russia fornendo droni da impiegare in Ucraina. Il ministro degli Affari Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian aveva però smentito quest’ultima notizia.