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Razzo cinese in caduta: le tre possibili traiettorie del rientro nell'atmosfera

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Le tre possibili traiettorie del razzo cinese che si appresta a rientrare nell'atmosfera terrestre e le regioni italiane coinvolte.

Gli scienziati hanno calcolato le tre possibili traiettorie che potrebbe percorrere il razzo cinese in caduta libera nell’atmosfera: in tutti e tre i casi passerebbe sopra alcune regioni italiane, con il rischio (definito comunque molto remoto) che possano cadere dei detriti.

Razzo cinese: le possibili traiettorie

  • La prima traiettoria (in colore blu) coinvolge una piccola porzione del Sud Sardegna, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e sfiora leggermente la Sicilia.
  • La seconda traiettoria (colore rosso) coinvolgere tutta la Gallura e buona parte del sassarese. Le altre regioni coinvolte sono il Lazio, una piccola porzione di Umbria, la Campania, l’Abruzzo, la Basilicata, la Puglia e il Molise.
  • Infine la terza (colore verde) coinvolge quasi tutta la Sardegna tranne due porzioni di Nord e Sud, Sicilia e Puglia.
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Razzo cinese, traiettorie: le regioni in allerta

In generale l’allerta è stata diramata per queste dieci regioni: Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Il rientro sulla terra è previsto per le 2:24 di domenica 9 maggio anche se il margine di incertezza è di circa cinque ore. Alcuni siti indicano infatti come orario le 4:26 e altri le 9.

I siti specializzati stanno riducendo il margine di incertezza ma questo rimane comunque ancora abbastanza ampio. L’altezza orbitale è compresa tra un minimo di 155 chilometri a un massimo di 250 con una traiettoria fortemente ellittica.

Razzo cinese, traiettorie: le raccomandazioni

Gli esperti hanno consigliato di stare al chiuso e lontano da porte vetrate e finestre. Il Comitato Operativo convocato dal capo Dipartimento Fabrizio Curcio ha infatti affermato che è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici. Non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, il tavolo tecnico ha spiegato che “si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici“.

I piani più sicuri, spiegano ancora dalla Protezione Civile, sono quelli più bassi: qualora dovesse verificarsi una pioggia di detriti, questi impatteranno eventualmente sui tetti e potrebbero dunque causare danni, perforando questi ultimi o i solai sottostanti e determinando pericolo per le persone. L’ultimo consiglio dato è, nel caso di avvistamento di un frammento, di non toccarlo, di mantenersi ad una distanza di almeno 20 metri e avvertire subito le autorità competenti.