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Recessione, in Europa ora bisogna attuare una politica monetaria tradizionale

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La politica monetaria deve adeguarsi alla situazione, riportando maggiore attenzione sui mercati obbligazionari, che offriranno maggiore protezione dei portafogli.

Da diverse settimane circola lo spauracchio della recessione. Lo ha rievocato qualche giorno fa il governatore di Banca d’Italia Visco, specificando che potrebbe verificarsi in caso di stop da parte della Russia alle forniture di gas. La paventano i mercati, a causa della guerra in Ucraina e delle decise politiche monetarie restrittive da parte delle banche centrali. In effetti la crisi ha avuto un influsso emotivo importante sulla fiducia dei consumatori ma ci sono anche elementi incoraggianti come le ultime rilevazioni del PMI sopra la soglia dei 50. Le famiglie hanno continuato ad accumulare risparmi durante la pandemia e le misure di sostegno non sono mai mancate. La produzione è già calata ma la recessione non è la prima e unica possibilità. Potremmo probabilmente assistere ad un deciso rallentamento ma una vera e propria recessione parrebbe lontana, almeno per ora.

Il tasso di disoccupazione in Europa rimane basso mentre cresce la domanda di occupazione con competenze di alto livello nonostante l’offerta non adeguata, per cui potremmo assistere ad un aumento dei salari. Stiamo cercando di ridurre la nostra dipendenza energetica dalla Russia e sostenendo le famiglie in questa direzione. Certo, piu’ tardiamo a trovare una soluzione maggiore sarà il rischio per la nostra economia. Ci sono poi alcuni settori che stanno ripartendo come il turismo e il divertimento. Certo, è fondamentale l’evoluzione del conflitto russo/ucraino.

Le banche centrali adesso hanno il compito tutt’altro che facile di evitare che l’inflazione diventi duratura senza provocare una recessione.

In Usa altri due o tre rialzi sono probabili. I mercati hanno già assimilato un deciso rialzo dei tassi, per cui la Fed potrebbe sorprenderli con una condotta meno aggressivo se nelle prossime settimane crescita e inflazione dovessero calare. La banca centrale statunitense ha dovuto velocizzare sul rialzo dei tassi per frenare l’aumento dell’inflazione e delle aspettative su di essa.

In Europa ora ha senso attuare una politica monetaria più tradizionale. La Bce ha detto che il mondo muterà dopo la crisi; finiranno i tassi negativi e la bassa inflazione, a fronte di tassi maggiori. La politica monetaria, del resto, deve adeguarsi alla situazione, riportando maggiore attenzione sui mercati obbligazionari, che offriranno maggiore protezione dei portafogli. Per proteggersi dall’inflazione la parola d’ordine è sempre diversificare. E in tal senso i mercati azionari possono supportare adeguatamente le scelte degli investitori , soprattutto ora che sono scese le valutazioni.

Molti mercati possono offrire vantaggi, come infrastrutture e trasporti, perché hanno strutture di ricavi indicizzate all’inflazione. Negli Stetas c’è invece spazio per una rotazione settoriale dei portafogli dalla quale possono beneficiare i settori value più difensivi. Ci sarà tensione sul mercato delle commodity e rimarranno le preoccupazioni sul comparto dell’energia: la crisi energetica può estendersi ad altre materie prime e velocizare la transizione energetica