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Ricoverato per un Tso, Salvatore D'Aniello morto in ospedale a Napoli: si indaga per omicidio colposo

Morto in ospedale dopo un ricovero per Tso

Salvatore D’Aniello, morto in ospedale a Napoli dopo essere stato ricoverato per un Tso: la Procura indaga per omicidio colposo.

Avviata un’indagine per chiarire le cause della morte di Salvatore D’Aniello, deceduto dopo essere stato ricoverato per un Tso nella Psichiatria dell’Ospedale del Mare di Ponticelli, Napoli.

Ricoverato per un Tso, muore in ospedale a Napoli: si indaga

La Procura di Napoli hsta indagando sul decesso di Salvatore D’Aniello, conosciuto a tutti come Sasà. Salvatore, 39 anni, si è spento il 18 giugno scorso nel reparto di Psichiatria dell’Ospedale del Mare, a Napoli, dove era ricoverato per un Tso. Le ipotesi di reato sono di omicidio colposo e lesioni personali colpose contro ignoti, al momento non risultano esserci indagati. Nell’ambito del procedimento è stata disposta l’autopsia, l’incarico verrà conferito nel pomeriggio di giovedì 24 giugno.

È stata proprio la famiglia di Salvatore, assistita dal legale Giuliano Sorrentino, a sporgere denuncia, richiedendo che venissero sequestrati salma e cartelle cliniche, e che venissero accertati i motivi del decesso: fino a poche ore prima della notizia, infatti, secondo quanto raccontato dai parenti, dall’ospedale erano arrivate solo rassicurazioni sullo stato di salute del 39enne, che non sarebbe mai stato in pericolo di vita.

Ricoverato per un Tso, decede in ospedale: chi era Salvatore D’Aniello

Salvatore “Sasà” D’Aniello era molto conosciuto nella zona di Montesanto, nel centro di Napoli, luogo in cui, dopo la sua morte, c’è stata anche una fiaccolata in sua memoria. Era descritto da tutti come una persona mite ed educata. L’uomo stava sforzandosi di lasciarsi alle spalle il suo passato di tossicodipendenza che gli aveva lasciato degli squilibri mentali, motivo per il quale era stato in una comunità e attualmente era affidato al Sert.

Ricoverato per un Tso, muore in ospedale: la vicenda

Nella notte dell’8 giugno scorso, Salvatore era uscito di casa e aveva raggiunto la vicina caserma Pastrengo, sede del Comando Provinciale dei Carabinieri, per chiedere aiuto: raccontava allarmato che c’erano delle persone nel suo quartiere che volevano fargli del male.

Qui è stato poi allertato il 118 e Sasà, accompagnato dalla madre, era stato trasferito all’Ospedale del Mare, a Ponticelli, dove i medici avevano disposto il ricovero in Psichiatria per un Tso. Da quel momento, spiega a Fanpage il cugino, Domenico Monaco, nessun familiare è più riuscito a parlare con lui. Durante le varie telefonate intercorse, da parte dei medici sono arrivate solo rassicurazioni: Sasà aveva sviluppato una polmonite (non dovuta a Covid), ma non era in pericolo di vita. Il 18 giugno, invece, la telefonata per comunicare l’avvenuto decesso nella notte.

I familiari, dopo aver saputo della polmonite, avevano anche chiesto perché non venisse trasferito in un altro reparto, proponendosi anche di provvedere loro stessi al trasporto verso una struttura più idonea. Temono, infatti, che la morte di Salvatore possa essere stata in qualche modo causata da un uso eccessivo di farmaci. A tale riguardo, infatti, quando lo hanno visto in ospedale, l’uomo indossava un pannolone, pur non avendone mai avuto bisogno: sospettano, quindi, che per tutto il tempo del ricovero fosse stato pesantemente sedato.