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Secondo il Codacons, il Natale 2022 sarà più costoso del solito, con dei forti rincari che colpiranno tutti i prodotti legati alla festività.
“Pandori e panettoni saranno più costosi fino al 59%”
“La prima brutta sorpresa arriva sul fronte di pandori e panettoni. Per quelli industriali, si registrano aumenti in media del +37%, con punte per alcune marche del +59%“, ha spiegato il Codacons, che ha confrontato i listini delle principali catene commerciali con quelli dell’anno precedente.
“Considerando che in base agli ultimi dati disponibili il mercato italiano di panettoni e pandori vale circa 700 milioni di euro annui per quasi 100.000 tonnellate di dolci natalizi prodotti dai grandi soggetti industriali, a parità di consumi i rincari di questi due prodotti potrebbero costare complessivamente 260 milioni di euro“, ha calcolato il Codacons.
“Il prezzo degli alberi è cresciuto del 40%”
La lista dei rincari del Codacons non risparmia poi gli alberi di Natale. “Mettendo a confronto i prezzi del 2021 di alcuni alberi sintetici venduti dalle principali catene commerciali, si scopre che quegli stessi prodotti sono oggi in commercio presso i medesimi punti vendita con aumenti attorno al +40%“, ha evidenziato l’associazione.
“Stesso discorso per luci e catene luminose, con incrementi medi del 25%, e per le classiche palline e decorazioni per l’albero di Natale, i cui prezzi salgono mediamente del 20%”, ha aggiunto.
“Sui rincari del Natale 2022 pesano in modo evidente le speculazioni”
“Il Natale 2022 sarà all’insegna dei rincari, e addobbare l’albero e decorare le case costerà sensibilmente di più rispetto agli anni passati. Il caro-energia e la guerra in Ucraina, però, c’entrano poco: sui prezzi al dettaglio di alcuni prodotti pesano in modo evidente le speculazioni“, ha specificato il presidente del Codacons Carlo Rienzi.
“Per quanto riguarda i beni non alimentari, non tutti i beni natalizi sono di nuova produzione: i grandi esercizi rimettono infatti in commercio alberi e decorazioni natalizie degli scorsi anni, beni acquistati in grandi stock che non risentono dei maggiori costi di produzione e i cui prezzi non sono in alcun modo influenzati dalla crisi energetica. Crediamo la Guardia di finanza debba intervenire con indagini su tutto il territorio volte a verificare le cause di tali abnormi rincari e sanzionare gli operatori scorretti”, ha concluso Rienzi.
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