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L'Infliximab batte il Coronavirus: l'efficacia del farmaco anti-colite

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L'Infliximab batte il Coronavirus: gli effetti del medicinale usato per il trattamento delle infiammazioni croniche intestinali.

L’Infliximab batte il Coronavirus. Succede in Italia, precisamente a Garbagnate, provincia di Milano. Un uomo, ricoverato per una colite ulcerosa, ammalatosi anche di Covid-19, è stato curato con l’anticorpo monoclonale e in pochi giorni è migliorato in entrambe le patologie.

Si tratta di un caso di portata mondiale trattato dell’Asst Rhodense: la ricerca è stata pubblicata su Gut, una delle principali riviste di gastroenterologia poiché: “Questo trattamento potrebbe supportare l’ipotesi che il farmaco sia utile nella terapia per Covid-19”.

L’Infliximab: farmaco contro il Coronavirus

Lo studio sugli effetti dell’Infliximab in relazione al Coronavirus porta la firma di Gianpiero Manes, direttore della gastrologia dell’Asst Rhodense, in collaborazione con il reparto Covid pneumologia di Garbagnate Milanese. Il paziente: “Un uomo di 40 anni – spiegano dall’ospedale – è arrivato con una colite ulcerosa molto grave, nel frattempo ha sviluppato anche un’infezione da citomegalovirus e una polmonite da Covid-19, è stato trasferito immediatamente nel reparto di pneumologia dell’ospedale di Garbagnate Milanese che nel frattempo era stato trasformato in un reparto dedicato alla cura esclusiva dei malati da Coronavirus”.

Manes spiega come hanno agito a Garbagnate: “Sottoporre il paziente ad un intervento chirurgico con una polmonite in corso sarebbe stato molto rischioso in quanto aveva le difese immunitarie basse. Abbiamo utilizzato l’Infliximab, farmaco per il trattamento di malattie infiammatorie croniche intestinali come il Crohn e la colite ulcerosa, e dopo soli cinque giorni abbiamo visto che respirava meglio. Lo abbiamo sottoposto ad una Tac e l’esame ha confermato che c’era un netto miglioramento al quadro polmonare”.

Con la cura a base di Infliximab il paziente ha iniziato a respirare da solo senza bisogno di ausili terzi. Sono stati miglioramenti che, insieme ad altre verifiche scientifiche, hanno fatto capire come la cura: “Stesse funzionando – spiega ancora il direttore dell’UO -. I miglioramenti sono stati monitorati quotidianamente. Si tratta del primo caso al mondo”.