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Coronavirus, i macachi guariti non si riammalano: lo studio

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I macachi guariti dal coronavius non si riammalano, i risultati di uno studio cinese.

I macachi rhesus guariti dal coronavirus non si riammalano. È questo scoperto da un team di ricerca cinese guidato da scienziati dell’Istituto di Scienze Animali, dell’Accademia cinese di Scienze Mediche e del Centro di medicina comparata presso il Peking Union Medical College di Pechino, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Radiologia dell’Ospedale Anzhen di Pechino, affiliato alla Capital Medical University. Gli scienziati, coordinati dal professor Wei Deng del Laboratorio chiave per i modelli animali di malattie infettive emergenti e recidivanti, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto una serie di analisi su sette macachi, tutti adulti con un’età compresa tra i 3 e i 5 anni. Nello specifico, l’infezione scatenata dal coronavirus determina la produzione di anticorpi neutralizzanti in grado di contrastare la reinfezione. Perlomeno a breve termine. Si tratta di un dettaglio da non sottovalutare, dato che ad oggi ancora non è chiaro se e per quanto tempo l’infezione protegga da successive esposizioni al SARS-CoV-2. Va comunque tenuto presente che le scimmie, pur essendo primati come noi, naturalmente non sono esseri umani, pertanto i risultati ottenuti da questi test di laboratorio non possono essere presi per certi.

Coronavirus, i macachi guariti non si riammalano

Gli scienziati hanno raccolto i dati sui tratti clinici, patologici, virali e immunologici delle scimmie alla prima esposizione al coronavirus SARS-CoV-2 e alla seconda, avvenuta 28 giorni dopo. Dalle osservazioni è emerso chiaramente che in seguito alla guarigione dall’infezione primaria gli anticorpi hanno fatto il proprio dovere, proteggendo i primati da una nuova infezione. Il primo contagio aveva determinato nei macachi una polmonite bilaterale interstiziale e diffusione virale sistemica, con replicazione particolarmente significativa rilevata nelle alte vie respiratorie e nell’apparato digerente, come mostrato dalle analisi dei tamponi rino-faringei e rettali. Quando sono state esposte nuovamente al virus, durante il periodo della convalescenza, le scimmie non hanno mostrato diffusione virale rilevabile, manifestazioni cliniche di malattia virale o cambiamenti istopatologici. Test di laboratorio hanno inoltre evidenziato un miglioramento nelle risposta immunitaria e nella concentrazione degli anticorpi neutralizzanti tra l’infezione primaria e quella definita rechallenge dai ricercatori.

Ulteriori dettagli della ricerca scientifica chiamata Primary exposure to SARS-CoV-2 protects against reinfection in rhesus macaques sono stati pubblicati sull’autorevole rivista Science.