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Coronavirus: immunità di gregge forse nel 2023, vaccinazioni a rilento

Coronavirus: immunità di gregge forse nel 2023, vaccinazioni a rilento

Coronavirus, immunità di gregge forse tra tre anni. La ricerca di Fondazione Hume ha preso sotto esame l'indice DQP delle vaccinazioni.

Coronavirus: immunità di gregge forse nel 2023, per via del ritmo con il quale sta procedendo la campagna vaccinale. Questo è quanto emerso da uno studio della Fondazione David Hume, che prende in esame l’indice DQP (acronimo di: Di Questo Passo). Tale indicatore stima il numero di settimane che sarebbero ancora necessarie se le vaccinazioni dovessero procedere al ritmo attuale.

Coronavirus: immunità nel 2023

“Per raggiungere gli obiettivi enunciati dalle autorità sanitarie, quindi immunità di gregge entro settembre-ottobre 2021″, si legge nel documento di Fondazione David Hume, “il numero di vaccinazioni settimanale dovrebbe essere circa il quadruplo di quello attuale (2 milioni la settimana, anziché 500 mila)”.

Per immunità di gregge si intende una situazione in cui la velocità di trasmissione del Coronavirus scende sotto l’1, con conseguente estinzione della pandemia grazie alle vaccinazioni. Secondo il ministro della Salute Roberto Speranza, il Commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri, la sottosegretaria Sandra Zampa, per arrivarci entro l’estate o comunque il prossimo ottobre sarebbe necessario vaccinare l’80% di milioni di italiani.

Le stime di Fondazione Hume

Secondo la Fondazione Hume, invece, all’inizio della quarta settimana del 2021 il valore di DQP era pari a 355 settimane, vale a dire immunità di gregge non prima di novembre 2027. All’inizio della quinta settimana del 2021 il valore di DQP è pari a 138 settimane, che corrisponde al raggiungimento dell’immunità non prima del mese di settembre 2023.

Di questo avviso anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano: “Visti i rallentamenti che ci sono stati sulle forniture dei vaccini anti-Covid, raggiungere l’immunità di gregge a fine anno appare sempre più un traguardo sfumato, ha dichiarato, “ma dobbiamo puntare a raggiungere almeno una copertura del 20-30% e coinvolgere nell’immunizzazione le persone a rischio”.