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Savona: uscita dall'euro? Italia sia pronta a piano B

Savona uscita dall'euro

Paolo Savona non cambia idea sul piano B necessario per affrontare una possibile uscita dall'euro, e annuncia quindi un incontro con Mario Draghi.

Paolo Savona conferma che l’Italia deve essere pronta all’arrivo del “cigno nero, dello “choc straordinario”. Davanti alle Commissioni parlamentari sulle politiche UE di Camera e Senato, il ministro degli Affari europei chiarisce quindi che il nostro Paese deve preparare un “piano B” in caso di uscita dall’euro. Savona annuncia poi l’intenzione di incontrare Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea.

Savona: piano B necessario

Paolo Savona non arretra. La sua nomina a ministro dell’Economia è saltata a causa del cosiddetto piano B sull’uscita dell’Italia dall’euro. Lo spread era risalito come mai prima da diversi anni a questa parte e Sergio Mattarella non ha esitato a far “cadere” il governo pur di chiedere lo spostamento dell’economista ad un altro dicastero. Come puntualmente è avvenuto, nonostante le iniziali resistenze di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ma anche dal Ministero degli Affari europei, Paolo Savona mantiene il punto.

Nel presentare le “linee programmatiche” del suo dicastero davanti alle Commissioni parlamentari sulle politiche UE di Camera e Senato, Savona avverte: “Badate che potremmo trovarci in situazioni in cui sono altri a decidere” sull’uscita dall’euro. “La mia posizione è di essere pronti a ogni evenienza” chiarisce quindi il ministro. “Una delle mie case, Banca d’Italia – spiega infatti Savona – mi ha insegnato a essere pronti non ad affrontare la normalità ma il cigno nero, lo choc straordinario”.

Ecco perché l’economista insiste sulla necessità di redigere un “piano B“, perché se è vero che l’uscita dall’euro non è un obiettivo da perseguire l’Italia deve comunque essere preparata nel caso dovessimo affrontare una situazione creata o voluta da altri Paesi, che potrebbe ripercuotersi sul resto dei membri dell’UE. “La mia posizione del ‘piano B’, che ha alterato la conoscenza e l’interpretazione delle mie idee, è essere pronti a ogni evento. – chiarisce Savona – Ma se si vuole che l’euro sopravviva ci vuole una stretta connessione tra architettura istituzionale dell’UE e politiche di crescita“. “Noi abbiamo bisogno di crescere del 4 per cento l’anno, non dell’1 per cento, servono politiche aggressive” puntualizza.

BCE abbia pieni poteri sul cambio

Nel corso del suo intervento davanti alle Commissioni parlamentari, Paolo Savona annuncia l’intenzione di andare a trovare Mario Draghi “appena terminato questo incontro”. Il ministro degli Affari europei chiarisce che era già da un po’ di tempo che voleva un faccia a faccia con il presidente della Banca centrale europea ma, sottolinea: “Prima volevo che la mia azione godesse della legittimazione democratica. – aggiungendo – Ero stato delegittimato dai media e non mi sono mosso fino a questo momento per questi precisi motivi”.

Savona sa perfettamente cosa chiedere a Draghi. “Se alla BCE non le vengono affidati compiti pieni sul cambio, ogni azione esterna all’Eurozona si riflette sull’euro senza che l’UE abbia gli strumenti per condurre un’azione diretta di contrasto” sottolinea. “L’assenza di pieni poteri della BCE sul cambio causa una situazione in cui la crescita dell’economia dell’Eurozona risulta influenzata, se non determinata, da scelte o vicende che accadono fuori Europa” precisa quindi.

Savona inoltre vorrebbe esortare Mario Draghi a cambiare lo statuto della BCE affinché diventi un “pieno e autonomo esercizio di prestatore di ultima istanza“, come fanno già tutte le altre banche centrali. Stando alle ultime indiscrezioni, Draghi non avrebbe immediatamente ricevuto Paolo Savona, ma l’incontro dovrebbe avvenire nei prossimi giorni.