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Greenpeace: "Gravi rischi con acque di Fukushima rilasciate nell'oceano"

fukushima

Le acque di Fukushima, secondo le analisi, contengono livelli “pericolosi” dell’isotopo radioattivo carbonio-14.

Il rilascio nell’oceano Pacifico delle acque immaganizzate nei serbatoi della centrale di Fukushima, dove avvenne il disastro nucleare l’11 marzo 2011, potrebbe causare gravi danni alla salute dell’uomo. L’acqua, con una alta concentrazione di carbonio-14, avrebbe infatti la capacità di modificare il Dna umano nel lungo periodo. A lanciare l’allarme, a seguito di uno studio, l’associazione Greenpeace.

Le acque di Fukushima

A seguito del disastro nucleare di Fukushima, avvenuto l’11 marzo 2011 a seguito di uno tsunami, nella centrale giapponese vengono raccolte acque radioattive che servono a raffreddare i resti dei reattori, in attesa del loro smantellamento. Finora sono state stoccate oltre un milione di tonnellate di acqua radioattiva in un migliaio di cisterne, in continuo aumento giornaliero. Lo spazio, infatti, sarebbe dovuto terminare nel 2020, ma il periodo di stoccaggio è stato esteso al 2022 grazie alla creazione di nuove cisterne attorno alla struttura.

Il rischio, tuttavia, è che a causa di nuove calamità come terremoti o tsunami l’acqua contaminata possa penetrare nel sottosuolo, contaminando l’intera area. È per questa ragione che gli esperti ritengono che la soluzione migliore sia riversare le acque nell’oceano Pacifico. Diluendo le acque contaminate in modo che la loro radioattività rientri standard di sicurezza accettabili e rilasciandole nell’oceano in tempi che vanno da 5 a una quindicina d’anni, infatti, eventuali danni sarebbero irrisori.

L’analisi di Greenpeace

L’associazione ambientalista Greenpeace, tuttavia, sostiene che i rischi di tale soluzione sarebbero importanti. L’elevata quantità dell’isotopo radioattivo carbonio-14 nelle acque contaminate, infatti, avrebbe la capacità di danneggiare il Dna umano.

L’isotopo radioattivo carbonio ha – come si legge nel rapporto – un’emivita di 5.370 anni e viene incorporato in tutta la materia vivente. Si concentra nel pesce a un livello migliaia di volte superiore al trizio“.