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Strage di Erba: Olindo Romano si è sfogato contro i giudici

Olindo Romano

Subito dopo essere stata fissata la data in cui si terrà il ricorso dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, Olindo ha attaccato i giudici

Il giallo di Erba non può ancora dirsi concluso. In una recente intervista, l’indagato Olindo Romano si è duramente scagliato contro i giudici. “Perché hanno paura di far esaminare i reperti mai analizzati?“, ha detto riferendosi al lavoro della magistratura. Dopo essere stata fissata la data dell’udienza durante la quale sarà discusso il ricorso dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, i presunti colpevoli tornano a parlare dell’accaduto.

Le parole di Olindo Romano

Dopo oltre 10 anni dalla strage di Erba, Olindo Romano, indagato numero uno insieme alla moglie Rosa Bazzi, torna ad accusare i giudici. In una recente intervista, ha duramente criticato il loro operato. “Perché i giudici hanno paura di far esaminare quei reperti mai analizzati? Non capisco il senso della giustizia, chissà cosa vogliono coprire“, ha detto Olindo sfogandosi.

Condannato all’ergastolo con la moglie Rosa Bazzi per aver ucciso nel 2006 a Erba, Raffaella Castagna, il figlio di due anni Youssef, la madre Paola Galli e la vicina Valeria Cherubini, Olindo ha deciso di prendere la parola sulla vicenda. L’uomo non ci sta alla decisione della Corte d’Appello di Brescia. Lo scorso 30 gennaio è stata respinta la richiesta di nuove perizie, che, a suo dire, avrebbero potuto scagionare la coppia.

Olindo Romano

Sarà il 12 luglio 2018, davanti alla Corte di Cassazione, l’udienza durante la quale sarà discusso il ricorso dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. I due sono stati condannati in via definitiva per la strage di Erba, uccidendo quattro persone l’11 dicembre del 2006. Romano si è così duramente scagliato contro i giudici della Corte d’appello di Brescia, che non hanno disposto dell’incidente probatorio su alcuni reperti mai analizzati sulla scena del delitto. Tra questi, un accendino, delle formazioni pilifere e un mazzo di chiavi. I legali della coppia, Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola, avevano ritenuto “troppo severa” la decisione dei giudici bresciani.

La vita in carcere

Le sue dichiarazioni sono durissime e rabbiose. Dal carcere di Opera, Olindo parla della sua vita dietro le sbarre. Aiuta in cucina: “Non sono mai stato un cuoco, ma faccio del mio meglio per sentirmi utile”. Poi ha confidato quali sono le sue specialità: “risotto alle verze e spezzatino di maiale in bianco”.

Un’altra sua passione, così ha raccontato Olindo, è il giardinaggio. “La dimensione bucolica è quella che preferisco”. Così, ha descritto la sua giornata tipo: “Trapianto piantine, coltivo menta e salvia. Ma anche pomodori, zucchine e basilico. Tolgo le erbacce, curo nespole e melanzane”.

La vita di Rosa lontana da Olindo trascorre all’insegna del ricamo. La donna, in carcere, è diventata un mansueta artigiana.