> > Strage di via D'Amelio: tutte le ombre e le verità nascoste sulla morte di B...

Strage di via D'Amelio: tutte le ombre e le verità nascoste sulla morte di Borsellino

Le verità nascoste sulla strage di via D'Amelio

In occasione del 31esimo anniversario della strage di via D'Amelio, scopriamo tutte le verità nascoste di questa terribile tragedia.

Sono passati 31 anni dal 19 luglio 1992, giorno in cui Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta vennero uccisi nella strage di via D’Amelio. Una strage che nasconde diverse ombre e verità.

Strage di via D’Amelio: tutte le ombre e le verità nascoste sulla morte di Borsellino

Sono passati 31 anni dalla strage di via D’Amelio, una tragedia che è rimasta nella storia, in cui Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta sono stati uccisi. Tutti ricordano quel momento che ha segnato la storia, con una strage che nasconde ancora diverse ombre. La strage di via D’Amelio pone “un tema fondamentale, quello della verità nascosta, o meglio non completamente disvelata“, scrivevano i giudici del tribunale di Caltanissetta, aprendo un altro fronte di indagini, nelle motivazioni depositate nell’aprile 2023 della sentenza del 12 luglio 2022 sul depistaggio delle indagini successive alla strage, nei confronti di tre poliziotti del gruppo investigativo “Falcone-Borsellino“, accusati di calunnia aggravata. Secondo i pm, che hanno impugnato la sentenza, gli imputati avrebbero indottrinato dei falsi pentiti che sarebbero stati costretti a mentire e ad accusare della strage del 19 luglio 1992 alcune persone che alla fine si sono rivelate innocenti

Secondo i magistrati, “tra amnesie generalizzate di molti soggetti appartenenti alle istituzioni e dichiarazioni testimoniali palesemente smentite da risultanze oggettive e da inspiegabili incongruenze logiche, l’accertamento istruttorio sull’eccidio di 31 anni fa sconta gli inevitabili limiti derivanti dal velo di reticenza cucito da diverse fonti dichiarative, rispetto alle quali si profila problematico ed insoddisfacente il riscontro incrociato“, con la conclusione dei giudici che dopo trent’anni da quella strage ci sono dei limiti evidenti in quanto “più ci si allontana dai fatti più è difficile recuperare il tempo perduto“. Le verità e le ombre nascoste dietro questa strage, successa 57 giorni dopo quella di Capaci, dovrebbero emergere per dare giustizia a Paolo Borsellino e agli agenti Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina.

Strage di via D’Amelio: le parole di Borsellino, i soggetti estranei, il clima di omertà e il depistaggio

Secondo quanto riportato, intorno alla metà del mese di giugno del 1992, Paolo Borsellino confidò alla moglie Agnese che era in corso “un colloquio tra la mafia e parti infedeli dello Stato“. Il giorno prima della strage, aveva rivelato alla moglie che “non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo ma i suoi colleghi ed altri a permettere che tutto ciò potesse accadere“. Borsellino avrebbe espresso la convinzione secondo cui “personaggi estranei a Cosa Nostra avrebbero organizzato o comunque partecipato alla sua eliminazione“. Secondo i giudici soggetti estranei a Cosa Nostra hanno avuto un ruolo importante nella strage di via D’Amelio, sia nella fase ideativa che nella fase esecutiva. Ci sono state troppe amnesie da parte degli infedeli allo Stato e delle istituzioni. Secondo il tribunale si respirava “un clima di diffusa omertà istituzionale“. Il depistaggio è poi iniziato dopo la strage con la scomparsa dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. “A meno di non ipotizzare scenari inverosimili di appartenenti a Cosa nostra che si aggirano in mezzo a decine di appartenenti alle forze dell’ordine, può ritenersi certo che la sparizione dell’agenda rossa non e’ riconducibile a una attività materiale di Cosa nostra” hanno spiegato i giudici.

Strage di via D’Amelio, la Procura impugna la sentenza: “Non fu solo Cosa nostra”

I magistrati della Procura di Caltanissetta hanno impugnato la sentenza lo scorso maggio. Per il procuratore capo Salvatore De Luca e il pm Maurizio Bonaccorsoè dimostrato in maniera incontrovertibile il coinvolgimento nella strage del 19 luglio 1992, anche di soggetti estranei a Cosa nostra, affermazione che non può nemmeno essere messa in discussione dal mancato accertamento di specifiche responsabilità penali“. Le prove del coinvolgimento di soggetti estranei alla mafia riguardano la tempistica della strage che non coincide con interessi mafiosi e la strada presenza di appartenenti al servizio di sicurezza intorno alla vettura del magistrato subito dopo l’esplosione.

I magistrati hanno scritto che la lettura della sentenza “manifesta evidenti difficoltà dei giudici di primo grado nelle operazioni di analisi e valutazione dell’imponente materiale probatorio acquisito nel corso del processo. E la spia di tale difficoltà la si ricava, oltre che da un estenuante ricorso al ‘copia e incolla’ delle precedenti sentenze che hanno definito i processi già celebrati per l’accertamento delle responsabilità per la strage di via D’Amelio, da contraddizioni e profili di illogicità“. Si parla di un quadro chiaro delle motivazioni che hanno spinto a commettere abusi e gravi illeciti nella conduzione delle indagini sulla strage di via D’Amelio, come la necessità di mantenere le indagini ad un livello tale da non disvelare i rapporti di cointeressenza che Cosa nostra ha avuto con ambienti esterni per l’ideazione e l’esecuzione della strage.