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La Sopraelevata di Monza: un pezzo di storia italiana

Sopraelevata di Monza

Inaugurata nel 1922, la Sopraelevata di Monza è un pezzo di storia sia per il mondo dell'automobilismo che per tutta l'Italia.

La storia

Nell’inverno del 1921 all’Automobile Club di Milano si iniziò a pensare alla costruzione di un autodromo. Nella scelta del luogo vennero studiati diverse location, ma a Monza trovarono lo spazio necessario per realizzarlo. Fra i costruttori e ideatori vi erano Arturo Mercanti e Piero Puricelli, costruttore di autostrade. Il progetto comprendeva una doppia pista: una prima autostradale e una seconda, quasi sovrapposta, per le corse di alta velocità. In seguito la presenza di queste due piste aiutò molto nella scelta di percorsi differenziati per le corse. Era possibile, infatti, sia usare una sola pista per volta che intersecarle. Nel progetto iniziale la lunghezza totale doveva essere di 14 chilometri, ma nella realizzazione pratica si raggiunsero solo 10 chilometri. Nel 1922 era nata quella che sarebbe stata chiamata poi la Sopraelevata di Monza.

Sopraelevata di Monza

La struttura

Così come si presentava nel 1922, la pista stradale era lunga più di 5 mila metri e larga tra i 7 e i 10 metri. L’“anello di alta velocità” era composito. Due rettifili di più di mille metri l’uno con curve semicircolari sopraelevate. Quest’ultime erano su un terrapieno di due metri e mezzo e avevano una pendenza di circa 21°, consentendo alle vetture di raggiungere anche i 190 km/h. E’ molto se si tengono presente gli standard dell’epoca, ma le aspettative dei costruttori erano orientate verso i 300 km/h. Non poterono realizzare il loro obiettivo solo perché la Sovrintendenza ai Monumenti trovò potenzialmente dannosa la vibrazione di macchine che correvano a quella velocità.

I cambiamenti negli anni

Nel 1938 si parlò per la prima volta di un restauro e rinnovamento. Fu sempre dall’Automobile Club di Milano che partì l’iniziativa. L’ingegnere del Comune di Milano Aldo Di Rienzo aveva il compito di modificare la pista. Venne eliminato l’anello di alta velocità e la pavimentazione delle due curve della pista ad alta velocità venne realizzata col porfido. Quest’ultimo tratto fu quello che distinse in seguito la Sopraelevata di Monza dalle altre piste. Con le modifiche di Di Rienzo la pista si dimezzò quasi: dai 340 ettari originali divenne di soli 145 ettari.

La guerra e il dopoguerra

Con la seconda guerra mondiale fu inevitabile in tutta Italia il blocco di molte manifestazioni sportive, comprese le corse automobilistiche. La Sopraelevata di Monza, perciò, fu messa da parte per 7 anni, dal ’40 al ’47, e quando fu riutilizzata di nuovo subì seri danni. Infatti fu riaperta per fare una sfilata di macchine corazzate per omaggiare gli alleati. La sfilata danneggiò seriamente la pavimentazione e la struttura totale, imponendo una ristrutturazione. Questa volta l’Automobile Club di Milano chiese l’appoggio dei Comuni e degli Enti interessati per sostenere il progetto. Entro la fine del 1948 la pista fu ristrutturata e nuovamente percorribile.

La struttura del ’55

Nel 1955 il Direttore dell’Impianto, Giuseppe Bacciagaluppi, decise di dare inizio a dei nuovi lavori che avrebbero dato alla Sopraelevata di Monza una nova pista per l’alta velocità. Al di là del nobile intento di ricostruire e mantenere una struttura storica e funzionale, ci si proponeva anche altri obiettivi. La pista di alta velocità doveva essere sfruttata per fare delle prove tecniche di alto valore e delle prove per raggiungere nuovi record di velocità. La situazione dell’epoca delle regole e dei record per quanto riguardava le gare di Formula 1 di USA e Europa era iniqua. Si usavano due mesi e due misure e, molto spesso, il “metodo americano” sembrava puntare più in alto e raggiungere vette più elevate. Con la ristrutturazione operata da Bacciagaluppi il percorso veniva diviso a metà tra tradizione e innovazione – un’innovazione dovuta a nuove esigenze sorte. La parte nord del percorso conservava la stessa struttura del 1922, mentre la parte sud fu fatta arretrare per far passare il pubblico e i veicoli provenienti da viale Mirabello. La lunghezza, che già nel 1922 non era nella sua pienezza, come da progetto, venne ridotta ulteriormente.

Innovazioni tecniche

E’ già stato detto come già il progetto più antico fosse innovativo e puntasse a delle prestazioni da capogiro. Le curve con un’inclinazione di 21° poggiate su terrapieno erano avanguardia per l’epoca, ma furono superate nel 1955. Nel nuovo progetto, infatti, le curve erano poggiate su piloni di cemento armato, con una pendenza dell’80%. Ma l’innovazione fondamentale portata con il progetto del ’55 fu l’introduzione di guard rail in acciaio. Queste protezioni venivano direttamente dall’America e passarono dall’utilizzo per la pista all’utilizzo su tutte le autostrade italiane. Le stesse casserature di legno e armature d’acciaio necessarie a costruire il percorso del ’55 erano pura avanguardia e hanno costituito un forte punto d’inizio per molte altre strutture realizzate in seguito in Italia.

Sopraelevata di Monza

Ristrutturare o eliminare?

Attualmente si sta discutendo se cercare di mantenere ancora viva a struttura, magari con una nuova massiccia opera di ristrutturazione, o se lasciarla andare del tutto e costruire da nuovo una struttura contemporanea. La Sopraelevata di Monza è sicuramente un pezzo di storia italiana, e non solo di quella automobilistica. (Se sei un appassionato di auto vedi anche “Amplificatore audio per auto: i migliori da comprare in rete“) In lei si rivedono tanti momenti storici e tanti sforzi fatti dal Paese per cercare di stare al passo coi tempi. Forse, anche se non potrà mai più essere utilizzata come un tempo, non è il caso abbandonare per sempre la Sopraelevata di Monza.