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Venezia, Palazzo Mocenigo Ca' Vecchia e il fantasma di Giordano Bruno

Vista della facciata

Il Palazzo Mocenigo Ca' Vecchia sul Canal Grande a Venezia, dove soggiorno per anni il filosofo Giordano Bruno prima di essere denunciato dal padrone di casa e di finire sul rogo a Roma.

Il luogo

Sul Canal Grande

Palazzo Mocenigo Ca’ Vecchia, fa parte di un complesso di edifici che si affacciano sul Canal Grande a Venezia detti Palazzi Mocenigo, dal nome di un ramo dell’aristocratica famiglia che qui abitò. E’ un edificio rinascimentale cinquecentesco che sorge su una fabbrica medievale del secolo precedente. Ospitò numerosi illustri personaggi della cultura, della politica, della filosofia e dell’economia del tempo, tra cui il filosofo Giordano Bruno, che soggiornò a Palazzo Mocenigo Ca’ Vecchia tra il 1591 e il 1592, prima che il padrone di casa lo denunciasse. Della vicenda parleremo più avanti, ora proseguiamo dicendo che il palazzo subì una parziale opera di ristrutturazione tra il 1623 e il 1625, per poi continuare ad ospitare altre celebri personalità come il poeta, commediografo e attore irlandese Thomas Moore e Lord Byron, vissuti entrambi tra il Settecento e l’Ottocento. Nel 1824 il ramo dei Mocenigo che possedeva il palazzo si estinse ed esso passò al conte torinese Carlo Felice Nicolis di Robilant, diplomatico, generale e politico rivelatosi fondamentale per il raggiungimento, il 20 maggio 1882, della Triplice Alleanza tra Italia, Germania e Austria, nella quale Nicolis fu ambasciatore per il Regno d’Italia dal 1871 al 1885, prima di diventare ministro degli Esteri. Dopo un periodo vissuto in condizioni di abbandono, il palazzo fu ristrutturato – per esempio la facciata che un tempo era gialla, venne dipinta di bianco – e diviso in più proprietà.

La vicenda e il fantasma di Giordano Bruno

Famosa statua

Come abbiamo detto, qui visse e operò per anni il filosofo Giordano Bruno, monaco esoterista e studioso dottrine dell’occulto e della magia. Era stato inviato a Palazzo Mocenigo Ca’ Vecchia perché il proprietario, all’epoca Giovanni Mocenigo, voleva apprendere le tecniche mnemoniche e le arti magiche, ma accorgendosi che gli insegnamenti del maestro non davano alcun frutto e invidioso dei suoi “poteri”, lo denunciò con le accuse che l’avrebbero portato prima a finire in carcere a Venezia e poi sul rogo in Campo de’ Fiori a Roma il 17 febbraio 1600, Clemente VIII, con le accuse da parte dell’Inquisizione di blasfemia, stregoneria, disprezzo del cristianesimo e mancanza di fede nelle Sacre Scritture e nella Trinità. Il processo durò ben sette anni, in cui Giordano Bruno negò sempre, inutilmente, anche sotto tortura, le accuse che gli venivano mosse, rifiutandosi di abiurare.

Si narra che ogni notte dell’anniversario del suo supplizio, il fantasma di colui che con le sue teorie aprì la strada al superamento del sistema tolemaico e alla Rivoluzione scientifica, ed è ancora oggi considerato un martire della libertà di pensiero contro l’ingerenza ecclesiastica, compaia proprio nell’antica casa patrizia veneziana. Testimoni delle apparizioni del monaco soltanto donne di oltre 85 anni, che avrebbero visto il suo volto arso dietro la finestra superiore destra di Ca’ Mocenigo, dove visse.

Fantasma alla finestra

Inoltre in passato vi sarebbero stati nello stesso fenomeni paranormali legati all’acqua, a cui Giordano Bruno aveva dedicato alcuni suoi studi: fenomeni come improvvisi guasti alle tubature, che avrebbero portato all’allagamento delle stanze.