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30 anni fa moriva Tortora, la figlia: "Non è cambiato nulla"

enzo tortora

Il conduttore di Portobello fu accusato ingiustamente di essere un corriere della droga per la camorra. La figlia: "L'ingiustizia causò la sua morte".

Il 18 maggio di 30 anni fa, nel 1988, moriva il conduttore e giornalista italiano Enzo Tortora a causa di un tumore ai polmoni. Tortora era stato accusato di fare parte della Nuova Camorra Organizzata ed essere un corriere della droga, illazioni che lui aveva definito “una bomba atomica”. Aveva trascorso periodi in carcere e agli arresti domiciliari, prima che fosse confermata la sua innocenza. A 30 anni dalla sua morte parla la figlia, Silvia Tortora, secondo cui “non è cambiato nulla: sono 30 anni di amarezza e di disgusto”.

Enzo Tortora, l’arresto

Nel 1983 Enzo Tortora era uno dei presentatori italiani di punta, probabilmente nel punto più alto della sua popolarità. Negli anni 60 aveva condotto “La Domenica Sportiva“, contribuendo alla trasformazione del format della trasmissione, mentre nel 1977 divenne conduttore del programma Rai “Portobello“, previsto inizialmente in orario tardo ma spostato in prima serata a causa del gradimento del pubblico.

Grazie a “Portobello” Tortora divenne ancor più popolare, ma la sua ascesa si interruppe proprio il 17 giugno del 1983, quando in piena notte i carabinieri lo prelevano dall’Hotel Plaza di Roma per arrestarlo e portarlo nel carcere di Regina Coeli.

L’accusa nei confronti di Tortora è quella di essere un corriere della droga, in un momento in cui vengono arrestati altri 855 presunti affiliati alla Nuova Camorra Organizzata. Due pentiti dell’organizzazione, Pasquale Barra e Giovanni Pandico, furono i primi ad accusare il conduttore, presto sostenuti da altri 17 testimoni che aggiungono altri dettagli fittizi.

Tortora viene condannato a 10 anni di reclusione nel settembre 1985 con l’accusa di associazione a delinquere di tipo mafioso e traffico di stupefacenti, ma soltanto un anno dopo il presentatore è assolto con formula piena. In quel periodo, comunque, Tortora aveva trascorso sette mesi in carcere e altri agli arresti domiciliari. Riguardo al caso in cui fu coinvolto disse: “Mi hanno fatto esplodere una bomba atomica dentro”. La Cassazione avrebbe poi confermato il secondo grado di giudizio nel 1987, l’anno precedente a quello della sua morte per un tumore ai polmoni.

La figlia, “Non è cambiato nulla”

A 30 anni dalla morte del padre, la figlia Silvia Tortora esprime il suo rammarico per i pochi cambiamenti del sistema giudiziario italiano: “Mi aspettavo una riforma del sistema giudiziario, invece non è accaduto. I processi continuano all’infinito”.

Un altra nota dolente, secondo la figlia del presentatore, è la differenza dei programmi odierni con quelli dell’epoca, frutto di una televisione che era “improntata sul garbo, l’empatia e l’educazione. Vedo trasmissioni su casi giudiziari, dove non c’è mai un’ottica dubitativa”.

La ragazza si è poi soffermata sulla triste vicenda che ha coinvolto il padre: “Enzo è stato prelevato dalla sua vita senza che venisse aperta una commissione d’inchiesta, senza che nessuno pagasse per quell’errore. Anche se penso che Enzo se ne sia andato troppo presto, è meglio che non veda questo schifo. A cosa è servito il suo sacrificio? La potenza del dolore e dell’ingiustizia ha provocato un solo effetto: la sua morte”