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Pavia: il trapper Jordan Tinti "Jeffrey Baby" trovato impiccato in carcere

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Il trapper di Bernareggio era in carcere scontando una condanna a 4 anni e 4 mesi per rapina. Jordan aveva già tentato per altre due volte il suicidio

Il trapper Jordan Tinti, in arte Jordan Jeffrey Baby, è stato trovato senza vita nella sua cella nel carcere di Torre del Gallo, a Pavia. Secondo quanto riportato, il giovane 26enne è stato rinvenuto con un cappio attorno al collo. Jordan Tinti, come era noto, era stato condannato a 4 anni e 4 mesi di carcere per rapina e insulti razzisti a un operaio nigeriano di 42 anni, nell’agosto del 2022 alla stazione ferroviaria di Carnate (Monza Brianza).

Morte Jordan Tinti, aveva già tentato il suicidio

Questo triste evento segue un precedente tentativo di suicidio da parte del giovane, avvenuto pochi mesi fa e senza successo. La notizia sottolinea anche che Jordan Tinti aveva precedentemente manifestato preoccupazioni riguardo agli abusi e ai maltrattamenti subiti in carcere, tanto da convincere un giudice a concedergli il trasferimento in una comunità.

Tuttavia, questa misura alternativa è stata revocata dopo che sono stati trovati oggetti come un cellulare e delle sigarette, anche se non era certo che fossero di sua proprietà. Di conseguenza, Jordan è stato riportato nella stessa struttura penitenziaria dove alla fine ha perso la vita.

Carcere di Pavia, carenza di sorveglianza

La tragica morte di Jordan Jeffrey Baby nel carcere di Pavia riaccende i riflettori sulla delicata situazione del sistema carcerario italiano. Il secondo tentativo di suicidio del trapper, avvenuto nel febbraio dello scorso anno nella stessa struttura penitenziaria di Torre del Gallo, sollevò già allora preoccupazioni riguardo alla sorveglianza e al supporto psicologico ai detenuti in difficoltà.

Questa tragedia si inserisce in un contesto più ampio di emergenza nel carcere di Pavia, soprannominato “il carcere dei suicidi” a causa dei numerosi episodi registrati tra il 2021 e il 2022. Le segnalazioni sindacali sulla carenza di personale e sulle difficoltà organizzative hanno evidenziato un sistema sotto pressione, con ripercussioni anche sul benessere del personale penitenziario, spesso oggetto di aggressioni.