> > Autismo, una casa sulle Dolomiti per imparare a crescere da soli

Autismo, una casa sulle Dolomiti per imparare a crescere da soli

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Il ragazzo era affetto da autismo e aveva solamente 11 anni. Un giorno in cui faceva caldo scomparve improvvisamente nell’acqua

Marco aveva 11 anni, si divertiva immensamente con l’acqua, ma un giorno all’improvviso si verificò l’imprevisto. Fu una tragedia, il ragazzo scomparve all’improvviso. E tutto questo capitò nel torrente che taglia i boschi della Val di Sole. Marco era uno degli oltre 100 mila bambini autistici del nostro Paese.
Aveva in mente di giocare, ma non sapeva esattamente come. Un imprenditore capì che quella era un’emergenza. Tutto questo non poteva finire nel dimenticatoio, e nell’indifferenze della gente comune. Allora si è deciso di fare qualcosa.

L’iniziativa di sei famiglie

Una sera, le famiglie in questione hanno deciso di fare qualcosa. Bivaccano su un prato e iniziano a preventivare di muoversi attivamente per dare vita a qualche cosa di proficuo. Hanno deliberato di cambiare il mondo di queste sfortunate persone. E di aiutare tutte le persone che non riescono a mettere ordine alle emozioni. Gli autistici, secondo le loro intenzioni, devono parlare la lingua universale degli esseri umani. Si tratta di un gesto nobile, che apre il cuore alle persone che hanno in famiglia un disabile. Quest’ultimo spesso è messo in disparte dalla società. Finalmente, un gesto pieno di solidarietà e amore verso quelli meno fortunati di noi.
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La vera rivoluzione dell’autismo nel nostro Paese è iniziata da qui

L’idea iniziale del progetto era quella di spalancare in maniera concreta le porte a tutti gli individui nascosti, dimostrando alla collettività che valgono veramente. Non si vedono tanto, ma sono numerosissimi. La vera rivoluzione dell’autismo, nel nostro Paese, è partita da lì.
In Italia, gli autistici sono un bambino ogni 150, mentre gli adulti sono più di 400 mila. Su tutto il pianeta sono quasi 10 milioni. Sono delle cifre notevoli che devono far maturare nel cuore della gente comune l’ideale della solidarietà.

Come buttare giù il muro dell’indifferenza?

Tutto è iniziato nel 2009, all’inizio non è stato per niente facile. Diversi genitori di ragazzi autistici hanno balenato l’ipotesi di aprire una casa in cui curare insieme i loro figli. Il terreno venne acquistato, ma sorsero delle polemiche, c’era chi era contrario al progetto.
Ma avevano sottovalutato un cavaliere di 58 anni, padre di due gemelle (colpite da dei disturbi dello spettro autistico). L’uomo, figlio di contadini, si mosse con caparbietà e convinzione: riuscì a trovare il luogo ideale per poter restituire un ruolo sociale a queste persone un po’ nascoste. Il posto era a Coredo, qui in occasione di una ricorrenza (la giornata mondiale Onu dell’autismo), una senatrice a vita ha inaugurato il più avanzato centro d’Europa, denominato Casa Sebastiano, per ricordare il ragazzo che ha guidato tutti.
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Come è stato possibile realizzare tutto questo?

Per riuscire a fare tutto questo sono stati necessari cento soci, una fondazione, quattro cooperative, 1.500 volontari e la generosità dei massimi esperti in ambito scientifico di questa patologia. Fatto tutto ciò, restava un problema di soldi, ma il cuore ha risposto alla grande.
L’artefice di questo miracolo si è inventato scrittore, pubblicando un libro straordinario che ha narrato in maniera elegante la storia che sembrava irrealizzabile fino a poco tempo prima. È stato un autentico prodigio, un qualcosa che illuminerà la vita di tante persone e permetterà la riflessione collettiva sulle persone che hanno dei problemi.
La struttura può accogliere decine di ospiti (all’incirca 75), ha nel proprio organico cinquanta medici, psichiatri, psicologi, fisioterapisti e altro personale specializzato.