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Botta e risposta con Holograph

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Holograph è il risultato del talento poliedrico di Dario Marturano, produttore musicale classe '85. Il progetto prende forma nel 2015 e dà vita a un EP e un album. L'elettronica proposta è vivace e innovativa, ma Holograph è molto di più che solo musica, arrivando ad abbracciare il design e l'i...

Holograph è il risultato del talento poliedrico di Dario Marturano, produttore musicale classe ’85. Il progetto prende forma nel 2015 e dà vita a un EP e un album. L’elettronica proposta è vivace e innovativa, ma Holograph è molto di più che solo musica, arrivando ad abbracciare il design e l’informatica. Le performance live vengono amplificate da un’installazione luminosa con luci LED o da visual generativi, creati ad hoc per ogni location. Un’opzione pop nel panorama dell’elettronica italiana: sperimentale ma allo stesso tempo comprensibile, ballabile ma anche riflessiva. Ha suonato al Fabrique di Milano, all’Home Festival, e ha partecipato alla sesta edizione dello JÄGERMUSIC LAB, il progetto di Jägermeister – creato e ideato in collaborazione con MAT Academy – per scoprire i nuovi talenti della musica elettronica italiana e avvicinarli al grande pubblico. Per Nicotina Dischi ha pubblicato di recente il suo EP di esordio “Artificial”.

Quando hai deciso di diventare DJ?
Ho deciso di diventare un producer intorno al 2015, dopo aver assistito a diversi live di musica elettronica. Questi mi hanno ispirato particolarmente, così ho iniziato anche io a sperimentare con sintetizzatori e campionatori. Fin da bambino, ho sempre avuto la passione per la musica, però con l’elettronica ho trovato infinite vie di sperimentazione, anche al di fuori del campo musicale. Infatti, per trasformare la mia musica dal vivo in qualcosa che fosse più di un solo live, l’ho integrato con delle installazioni luminose e poi con dei visual ad hoc, il tutto sincronizzandolo all’audio.

Quando hai capito che “ce la stavi facendo”?
Con alcune date importanti nei club e nei festival italiani o con la partecipazione (proprio recente!) allo Jäger Music Lab, posso dire di aver raggiunto dei traguardi che mi hanno dato un sacco di soddisfazione. Ma, a dir la verità, penso che la strada del mio percorso musicale sia ancora lunga prima di poter dire di avercela fatta.

Quali sono i tuoi producer che preferisci?
Tra i producer internazionali, i miei preferiti e principali fonti d’ispirazione sono: Flume, Fred Again, Porter Robinson, San Holo e Mura Masa, solo per citarne alcuni. Tra i producer italiani, mi piacciono particolarmente Dardust e Lorenzo Senni.

E i tuoi club e festival preferiti?
Il mio club del cuore è sicuramente il NewAge a Roncade, il luogo dove ho assistito al mio primissimo concerto a 16 anni, dei Prozac+, e poi a moltissimi altri live. Molti dei club che ho frequentato assiduamente ormai non esistono più, come il Pop Corn o il Tag a Mestre, ma ho passato serate indimenticabili in quei posti. Poi dal Veneto mi sono trasferito a Milano e qui i club non mancano! Mi trovo spesso ad andare a serate in luoghi più piccoli come in Santeria, l’Apollo e all’Arci Bellezza, fino a quelli più grandi come il Magnolia e il Fabrique. Tra i miei festival preferiti non posso non citare l’Home Festival che molte volte mi ha ospitato sia come artista che tra il pubblico, il MiAmi, il C2C. Anche se ad essere sincero rimango fedele alle situazioni musicali un po’ più intime, da club appunto. I festival li trovo a volte un po’ dispersivi.

Come definiresti la musica che suoni e produci?
La musica che produco è un incrocio di tutti i generi che mi piacciono, reinterpretati con il mio gusto. Direi che è un mix di elettronica dove i suoni grezzi incontrano una linea più melodica, dove l’artificio dei synth si sposa con sonorità acustiche e pop. Quando questa formula funziona, pubblico i brani, che ovviamente sono solo la punta dell’iceberg di tutto ciò che compongo. La maggior parte delle mie tracce potrebbe non uscire mai dal mio computer.

Il momento che ricordi con più piacere nella tua vita da DJ?
Ci sono due momenti che ricordo con piacere: il primo quando, nel lontano 2016, ho suonato in apertura a Calcutta. Nonostante facessi un genere completamente diverso, il feedback del pubblico è stato straordinario. L’altro momento memorabile è stato il live al Fabrique a Milano con altri artisti del calibro di Levante, Selton, Ex-Otago. Sarà stato forse per la legge dei grandi numeri, ma una volta sceso dal palco il telefono mi è esploso di messaggi di complimenti dal pubblico ed è stato davvero emozionante.

E quello più assurdo o imbarazzante?
Una volta dopo un mio concerto mi ha fermato una ragazza e riferendosi al mio live mi disse: “La tua musica non è proprio da ballare, è più da MDMA”. Mi ha fatto ridere ma anche riflettere…

Come trascorri il tempo libero?
Tra la musica e le installazioni che realizzo per lavoro, il tempo libero è praticamente ridotto all’osso. Tuttavia, cerco di passare il poco tempo che ho con le persone a cui tengo, magari partecipando a qualche serata o visitando una mostra.

Come ti rapporti con i social network?
I social network li uso ma non li amo particolarmente, infatti pubblico col contagocce quello che penso possa interessare a chi mi segue. Tendo a pubblicare più spesso i miei progetti musicali rispetto a dettagli quotidiani, ma potrei sbagliarmi e forse interessa di più il piatto di pasta al ristorante 🙂

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho in programma un live in un luogo un po’ inusuale, un evento intimo per poche decine di persone, seguito da un video di questa performance. Spero che il video possa piacere anche a chi lo guarderà da uno schermo. Poi chi lo sa: mi auguro che il 2024 sia un anno fruttuoso per nuove collaborazioni e qualche nuova uscita musicale.