Il dibattito sul ruolo delle donne in televisione continua a essere un tema attuale e controverso. Nonostante i progressi culturali e sociali, molti format sembrano ancora imprigionati in logiche del passato, dove la presenza femminile è spesso legata all’estetica più che al contenuto. In questo scenario, le parole di Claudia Gerini su Samira Lui arrivano come una riflessione lucida e, al tempo stesso, una provocazione.
Le sue dichiarazioni, pronunciate nel podcast Tintoria, hanno riacceso l’attenzione su un argomento che, nonostante l’apparente evoluzione del mezzo televisivo, continua a dividere pubblico e addetti ai lavori.
Dalle origini a “Non è la Rai” al desiderio di un linguaggio televisivo nuovo
Nel corso della conversazione, Gerini ha ripercorso anche i primi passi della sua carriera, ricordando con un sorriso gli anni di Non è la Rai, programma che per lei rappresentò “una sorta di accademia”. “Io quando ho fatto Non è la Rai avevo già 18 anni, ero una vecchia”, ha raccontato con autoironia, spiegando come quell’esperienza le abbia insegnato molto, pur durando poco:
“L’ho fatto solo per cinque mesi perché io avevo già fatto cinema e volevo continuare a farlo”.
L’attrice ha poi ricordato il pregiudizio che, negli anni Novanta, divideva il mondo del cinema da quello televisivo:
“All’epoca chi faceva televisione non poteva fare cinema, al cinema non ci andava chi puzzava di televisione”.
“Non mi piace”: Claudia Gerini contro Samira Lui e Ruota della fortuna, il duro attacco
Durante la sua partecipazione al podcast Tintoria, l’attrice romana ha affrontato con tono ironico ma deciso la persistenza di stereotipi che sembrano resistere al passare del tempo. Citando esempi concreti, Gerini ha rivolto una stoccata a La Ruota della Fortuna, tornata sugli schermi in una veste moderna ma, a suo avviso, ancora legata a “uno schema che appartiene a un’altra epoca”.
“Io ancora accendo la tv e vedo la ragazza che va a girare la letterina tutta nuda”, ha commentato, sottolineando come, nonostante siano “passati cento anni”, certi format non riescano a emanciparsi dal binomio presentatore-uomo e valletta-bella ragazza.
L’attrice ha poi suggerito un cambio di prospettiva, proponendo di alternare i ruoli o di eliminare del tutto l’obbligo di esibire la fisicità: “E chi ci metto a girare la lettera? Mettici un ragazzo. O magari anche tutti e due, ma vestiti normali”.
Il suo messaggio, più che una critica a un singolo programma, è un invito a ripensare la televisione come specchio di una società in evoluzione.