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Covid, le ultime scoperte: gli studi, i vaccini, i farmaci e gli anticorpi monoclonali

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Nuovi studi sul Covid: le ultime scoperte in tema vaccini, anticorpi monoclonali, e farmaci in fase sperimentale

Nuovi studi sul Covid sono stati pubblicati su una delle più famose riviste scientifiche, The Lancet. Nell’attesa di poter comprendere appieno la portata di queste nuove pubblicazioni, vediamo insieme le ultime scoperte sul Covid.

Covid, le ultime scoperte: gli studi e i dati

Su The Lancet, famosa rivista scientifica, sono stati pubblicati nuovi studi riguardanti il Covid, il più importante da parte di due ricercatori di Oxford. Lo studio si è basato sull’utilizzo di un broncodilatatore cortisonico, il Budesonide usato comunemente per l’asma, e si è notato che se utilizzato entro sette giorni dall’inizio dei sintomi, con due puff al giorno, questi riducono dell’80% la necessità di ricorrere all’ospedale.

Un altro studio invece, ha dimostrato che l’utilizzo di antiinfiammatori non steroidei, noti FANS, se presi immediatamente sin dalla prime avvisaglie, riducono del 90% la necessità di recarsi in ospedale.

Un terzo studio invece, si è concentrato sull’uso della Bromexina, principio attivo presente in alcuni sciroppi per la tosse, la quale, inibisce l’enzima (Tmprss2) che consente alla proteina spike di legarsi al suo recettore. Quest’ultimo studio è stato pubblicato su una rivista scientifica di minor rilievo, ma è comunque interessante se si pensa ai risultati: chi prende lo sciroppo da subito, evita l’ingresso in ospedale. Lo studio è acerbo, necessita di ulteriori sperimentazioni, ma rimane un punto da cui partire.

Altro farmaco al vaglio dei ricercatori, è l’Ivermectina, farmaco usato in veterinaria come antiparassitario. L’utilizzo di una preparazione galenica sull’uomo, sotto forma di capsule, sembrerebbe essere efficace, ma neccesita di ulteriori studi. L’EMA inoltre a fine aprile, ha raccomandato il suo utilizzo solo nella sperimentazione e non nella pratica clinica sull’uomo.

Altro farmaco che sembra dare buoni risultati, è il Metotrexato, un farmaco anticancro che potrebbe uccidere il virus come fa con le cellule tumorali. 

Covid, le ultime scoperte: gli anticorpi monoclonali

Anticorpi monoclonali, tutti gli abbiamo sentiti almeno una volta, così come abbiamo capito che non si possono somministrare random a tutti i pazienti. Varie la cause da ricercare: sono costosi, vanno presi immediatamente, prima ancora che si sviluppi in pieno la malattia, e cosa più importante, se all’inizio eravamo speranzosi che la terapia si potesse fare tra le mura domestiche, ebbene siamo stati smentiti dai medici, che ritengono l’ospedale come l’unica via sicura. Non hanno tutti i torti: sono da somministare per via intravenosa, quindi tramite flebo, necessitano di monitoraggio durante l’infusione, pertanto necessitano di un ambiente dedicato e di personale specializzato. Al momento vengono utlizzati solo in pazienti fragili, che presentano un’alta probabilità di sviluppare la malattia in forma grave.

Covid, le ultime scoperte: vaccini, perchè farli

Dopo un anno da inizio pandemia, sono arrivati finalmente i vaccini: 4 quelli disponibili, e due le dosi da somministrare per avere la piena immunizzazione contro il virus. È dibattito di questi giorni, il tempo che deve trascorrere tra la prima e seconda dose: se all’inizio si era fissato il limite a 21 giorni dalla prima sommnistrazione, adesso quel limite è stato posticipato a 42 giorni. Diverse le ragioni, prima fra tutte, la carenza di vaccini da parte delle aziende di BigPharma da distribuire entro un certo lasso di tempo. E così anche i ricercatori hanno cercato di capire in che modo questo potesse incidere sull’immunità del singolo individuo, e i dati ottenuti dalle sperimentazioni hanno invece dato una risposta sorprendente: aumentare il tempo che intercorre tra la prima e seconda dose, aumenta la risposta anticorpale prodotta dal nostro organismo. Lo studio è stato condotto dall’Università di Birmingham, ed è stato condotto in persone con più di 80 anni che hanno ricevuto la seconda dose di Pfizer dopo tre o addirittura dopo dodici settimane. I dati parlano da soli: coloro che hanno ritardato la seconda dose, rispetto a chi ha seguito le raccomandazioni del fabbricante, presentano una risposta anticorpale maggiore di 3.5 volte. In ogni caso, come anche ricordato dall‘immunologo Le Foche, ciò alla quale bisogna prestare particolare attenzione, è la possibilità di contagio tra la prima e seconda dose nei famosi 42 giorni che separano le due somministrazioni.