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Il pentito: "Ci aiutarono faccendiere e senatrice di centrodestra"

'ndrangheta processo Aemilia

Il pentito di Aemilia Antonio Valerio: "A Reggio Emilia la cosca si infiltrò anche nei progetti umanitari rivolti a Paesi esteri in via di sviluppo.”

Il pentito di Aemilia Antonio Valerio, nel corso del controinterrogatorio per gli omicidi a Reggio Emilia nel 1992, ha ammesso, oltre ai terribili crimini perpetrati da Nicolino Grande Aracri, il coinvolgimento della ‘ndrangheta in un sistema che si appoggiava a un garante venezuelano in grado di accedere ai finanziamenti e a un fiduciario di Milano che gestiva una fondazione benefica americana nella quale confluiva il denaro. Inoltre, l’informatore ha affermato che tra gli intermediari ci sarebbe stata anche una senatrice italiana “forse di Forza Italia, sicuro del centrodestra” e che questi fatti non sono stati ancora affrontati in tribunale.

La confessione e la replica

Antonio Valerio avrebbe parlato da un luogo protetto in videoconferenza durante l’udienza di venerdì 17 maggio 2019. La testimonianza è ruotata intorno agli omicidi commessi dal capocosca Nicolino Grande Aracri, che, stando alle dichiarazioni fatte dallo stesso e dai racconti di persone a lui fidate, oscillerebbero tra i 70 e i 100. Essi sarebbero stati perpetrati nei confronti di uomini mafiosi di famiglie nemiche presenti sul territorio crotonese e nei confronti di testimoni scomodi, che “sapevano troppo”.

Alle scioccanti dichiarazioni non sarebbe tardata la cruda replica del boss malavitoso, il quale, sempre in videoconferenza dal carcere di Opera a Milano, ha detto, riferendosi al pentito di Aemilia: “Di suo non sa niente, non è genuino né imparziale. E’ un bugiardo che si è solo studiato i verbali di quell’altro bugiardo di collaboratore che è Angelo Salvatore Cortese“.

Antonio Valerio ha controbattuto attaccando Aracri e ribadendo il proprio obiettivo: indurre altri ‘ndranghetisti a ravvedersi e a collaborare con la Giustizia.