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Migranti, volontario portoghese a processo in Italia: rischia 20 anni

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Il caso è stato affrontato in un bilaterale informale tra il premier Conte e il suo omologo portoghese. Il governo nega tensioni con Lisbona

E’ Miguel Duarte il 26enne portoghese sotto processo in Italia dal 2018. Sul volontario grava l’accusa di “favoreggiamento all’immigrazione clandestina”. Intanto Palazzo Chigi smentisce le notizie che supponevano rapporti di tensioni con Lisbona.

Volontario portoghese a processo in Italia

La questione riguardante il caso Duarte è stata al centro di un bilaterale informale tra Giuseppe Conte e il premier portoghese Antonio Costa. L’incontro è avvenuto a margine del Consiglio Ue, fa sapere TgCom24.

Antonio Costa avrebbe chiesto a Conte informazioni su quanto accaduto. Tuttavia, secondo le medesime fonti di governo, il premier italiano ha fornito risposte generiche. In Italia, infatti, la magistratura è indipendente e non è ammessa alcuna interferenza da parte del potere esecutivo. Le fonti hanno però voluto rassicurare sui rapporti tra Costa e Conte, privi di qualsiasi tensioni. L’incontro pare sia stato “cordialissimo, è durato diversi minuti e si è parlato solo qualche minuto di questo caso”. Molti altri i temi affrontati.

Tuttavia, in Portogallo sembrerebbe che la vicenda che vede protagonista Miguel Duarte stia facendo scalpore. Da diversi mesi, infatti, è sulle pagine di tutti giornali. Nella sua terra, inoltre, il giovane è al centro di una campagna in difesa sua e degli altri volontari della Jugend Rettet: “Salvare vite non è un crimine”.

Il caso

Duarte fa parte della Ong Jugend Rettet. Era stato fermato con l’intero equipaggio dopo essersi imbarcato sulla nave Iuventa nel 2017. La nave era impegnata nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. I fatti, come ricorda TgCom24, risalgono quindi a tempi precedenti all’insediamento del governo giallo-verde e del decreto sicurezza sui flussi.

Ora Duarte rischierebbe 20 anni di carcere. “Invece di essere considerati alleati, difensori dei diritti umani che prestano il loro aiuto, siamo considerati nemici“. Sono queste le parole recentemente pronunciate dallo stesso accusato e riportate dai media portoghese. A renderlo noto è l’organizzazione per i diritti umani “Amnistia Internacional Portugal” che si è proposta come osservatore negli sviluppi giudiziari della vicenda.