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Affidi illeciti a Reggio Emilia, bimbi minacciati e abusati dalle famiglie affidatarie

Affidi illeciti Reggio Emilia

Le terribili storie di due bambini, emerse grazie all'inchiesta "Angeli e Demoni" sugli affidi illeciti a Reggio Emilia.

Sono storie terribili quelle portate alla luce dalle indagini sugli affidi illeciti a Reggio Emilia. Bambini costretti a denunciare abusi mai avvenuti, sottoposti a un vero e proprio “lavaggio del cervello” in lunghe ore di psicoterapia, per poi essere allontanati ingiustamente dalle famiglie. Tra le vittime del sistema attivo nella Val D’Enza e denunciato dall’inchiesta “Angeli e Demoni” ci sono anche i piccoli Giulia e Roberto. I due bambini hanno subito minacce e abusi fisici e psicologici proprio da parte delle famiglie affidatarie.

Affidi illeciti a Reggio Emilia

Giulia è una delle bambine finite nel vortice degli affidi illeciti di Reggio Emilia. La piccola, affetta da epilessia, è stata costretta ad allontanarsi dalla famiglia in seguito alla falsa accusa di abusi da parte del padre biologico. I servizi sociali l’hanno affidata a due donne, una delle quali ha avuto una relazione sentimentale proprio con una responsabile dei servizi sociali, ora condannata agli arresti domiciliari. Le due donne affidatarie avrebbero minacciato la bimba con urla e bestemmie per farle confessare quelle molestie mai avvenute. Tra le vessazioni che ha dovuto subire c’è anche il divieto di portare i capelli sciolti, un vezzo che, secondo le due donne, serve solo a “manifestare vanità”.

La storia di Roberto

Anche Roberto è stato costretto a denunciare abusi sessuali mai subiti da parte dei genitori. Gli assistenti sociali lo hanno manipolato fino a fargli descrivere molestie a cui il padre avrebbe costretto sia lui, di soli 7 anni, che tutti i suoi fratelli. Ma il vero incubo di Roberto è cominciato quando ha raggiunto la famiglia affidataria. Tra le mura della sua nuova casa, è stato stuprato da un ragazzo di 17 anni, affidato alla medesima famiglia. “Chissà che segnali avrà mandato a questo ragazzo perché fosse predabile”, ha commentato un assistente sociale.