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Luca Traini, confermata la condanna a 12 anni per il raid di Macerata

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La Corte d'appello ha confermato la condanna in primo grado a 12 anni di carcere nei confronti di Luca Traini, autore del raid razzista di Macerata.

La Corte d’assise d’appello ha confermato la condanna a 12 anni di carcere per Luca Traini, l’autore del raid razzista di Macerata dello scorso 3 febbraio 2018 nel quale rimasero ferite sei persone. Traini si trova attualmente recluso nel carcere d Montacuto, in provincia di Ancona, per il suo processo era stato chiesto dalla difesa il rito abbreviato. La conferma della condanna arriva a quasi un anno dalla sentenza del primo grado di giudizio, avvenuta lo scorso 3 ottobre 2018.

Luca Traini, confermata condanna a 12 anni

La conferma della condanna accoglie la richiesta della procura generale con a capo Sergio Sottani, il quale ritiene Traini responsabile della strage di Macerata – con l’aggravante dell’odio razziale – di danneggiamento e di porto abusivo d’arma. All’apertura del processo di primo grado i giudici e il procuratore Giovanni Giorgio non credettero alle scuse che Traini porse personalmente in aula (“Mi scuso per quello che ho fatto: in carcere ho capito che non è il colore della pelle a fare il criminale”), chiedendo per lui il massimo della pena.

Contestualmente, la difesa del 30enne Traini aveva invece chiesto che non venisse configurato il reato di strage e che non venisse configurata l’aggravante dell’odio razziale. Inoltre veniva chiesta l’applicazione delle attenuanti generiche ed una nuova perizia psichiatrica nei confronti dell’uomo. I suoi legali chiesero infine che Traini potesse essere detenuto agli arresti domiciliari, sorvegliato tramite braccialetto elettronico.

La strage di Macerata

Nelle intenzioni di Traini, la strage compiuta il 3 febbraio doveva servire per vendicare Pamela Mastropietro, la 16enne morta a Roma nel gennaio 2018 per il cui omicidio è stato condannato all’ergastolo il nigeriano Innocent Oseghale. Proprio Oseghale avrebbe dovuto essere l’iniziale obiettivo di Traini, che solo successivamente ha ripiegato sulla sparatoria pubblica costata il ferimento di sei immigrati. Traini fu poi arrestato dai Carabinieri nei pressi del monumento ai caduti di piazza della Vittoria, dove una volta sceso dalla sua automobile si mise un tricolore sulle spalle e fece il saluto romano gridando “Viva l’Italia”.