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Terremoto in Albania, l'esempio della Puglia contro chi ha paura dell'immigrazione

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Dalla nave Vlora al terremoto in Albania: la lezione di solidarietà della Puglia, da cui può ripartire l'Italia intera.

Arriva dalla Puglia una lezione di solidarietà che rischia di far cadere in depressione Salvini e compagni (mi perdoneranno i leghisti l’accostamento filo comunista). È proprio dal ‘Tacco d’Italia’ che centinaia di volontari della Protezione civile e di enti sociali come Croce Rossa e Confederazione della Misericordia – supportati anche da mezzi e uomini dell’Esercito – sono partiti in nave per andare a soccorrere la comunità albanese, ancora ferita dal tremendo terremoto che alle 4.30 del 26 novembre ha sconvolto la loro quotidianità. In pochi secondi sono crollati interi palazzi e decine di vite sono state spazzate via dalla furia della terra, ma hanno trovato tanti pugliesi a tendere loro una mano: a Durazzo sono stati portati viveri, medicinali e installato un campo d’accoglienza. “L’aiuto dell’Italia è stato fondamentale” le parole del console generale della Repubblica di Albania, Adrian Haskaj, davanti alle navi dei soccorsi in partenza dal porto di Bari.

La politica che gioca sulle paure

Ecco, è da quelle lacrime che dovrebbe ripartire non solo la politica, ma tutta la popolazione italiana. Nell’era dei discorsi populisti, della retorica dei ‘porti chiusi’ e del ‘business dei migranti’, della politica leghista che ottiene consensi elettorali giocando sulle paure del diverso, bisogna tornare a essere umani. Perché una mano tesa in cerca di aiuto non è meno importante se sulla carta d’identità ha scritta una nazionalità diversa dalla nostra. Non esistono morti di seria A e di serie B, come invece ci vorrebbe far credere chi si bea nel lasciare un gommone affondare nel Mediterraneo, esclamando felice sui social che “l’Italia non si è piegata e ha alzato la testa”.

Già, ma mentre questo accadeva, per ogni parola proferita dal nostro ex ministro dell’Interno, una vita si stava spegnendo circondata dall’azzurro cristallino dell’acqua. Per ogni migrante che viene redistribuito a un altro Paese europeo, ce ne sono decine, centinaia che non hanno avuto modo di essere salvate. Ma alla politica populista serviva un capro espiatorio, dove vomitare tutto l’odio derivato dalla crisi economica e dalle problematiche quotidiane. E chi meglio del migrante, dipinto improvvisamente come l’invasore menzognero?

nave vlora

L’insegnamento della Vlora

Per questo assume ancora più forza il gesto della popolazione pugliese, ma anche degli altri volontari pugliesi che hanno raggiunto l’Albania per provare a dar loro una mano. Lo fanno oggi, come lo fecero 28 anni fa, quando la nave Vlora carica di persone in fuga dalla fame e dalla guerra attraccò a Bari, chiedendo aiuto a persone estranee. Che quell’aiuto non l’hanno negato, allestendo un campo di soccorso d’emergenza all’interno dello stadio della Vittoria. Da allora cosa è cambiato? Bastano davvero due decenni per trasformare il fratello buono in cattivo? Il bisogno di aiuto in paura per la propria sicurezza?

Dobbiamo cambiare rotta, altrimenti il monito del pastore Martin Niemöller non ci avrà insegnato niente: “Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”. Rimasti da soli, solo perché sul cellulare, in piazza e nei salotti televisivi un politico ci ha raccontato che il problema erano i migranti. E noi non siamo riusciti a guardarci indietro, quando l’umanità non era un concetto legato al colore della pelle. Ora invece bisogna trovare la forza di spegnerlo quell’apparecchio televisivo e iniziare a capire che il problema, in realtà, è il nostro modo di guardare la realtà.