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Nave Mare Jonio: il tribunale civile di Palermo ordina il dissequestro

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Il tribunale civile di Palermo ha ordinato il dissequestro della nave Mare Jonio, ferma nel porto di Licata dallo scorso 3 settembre.

Nella giornata del 4 febbraio la Nave Mare Jonio è stata dissequestrata dal tribunale civile di Palermo, che ha accolto il ricorso della compagnia armatrice dell’Ong Mediterranea Saving Humans ordinando la cessazione del sequestro dell’imbarcazione che perdurava dallo scorso 3 settembre 2019. La nave era stata infatti rimorchiata nel porto di Licata dalla Guardia di Finanza – e l’Ong multata per 300mila euro – dopo che aveva lasciato sbarcare a Lampedusa gli ultimi 31 migranti rimasti a bordo.

Dissequestrata la nave Mare Jonio


In occasione dello sbarco di 31 migranti avvenuto lo scorso settembre, la Mare Jonio non aveva peraltro forzato alcun blocco navale imposto dalle autorità italiane, ma anzi aveva ricevuto l’ok per entrare nel porto direttamente dalla Guardia Costiera. Gli stessi volontari dell’Ong denunciarono all’epoca il cambio di atteggiamento delle autorità avvenuto durante la notte tra il 2 e il 3 settembre, quando gli venne consegnato il provvedimento di sequestro amministrativo e una multa da 300mila euro per avere violato il decreto Sicurezza.

Il commento di Alessandra Sciurba

A commentare per prima la notizia del dissequestro è la presidente di Mediterranea Saving Humans Alessandra Sciurba, che ha dichiarato: “La decisione del Giudice civile di Palermo ripristina finalmente la legalità. La Mare Jonio è di nuovo libera, dopo un sequestro illegittimo durato cinque mesi. E, dopo l’archiviazione delle accuse contro il comandante Marrone e il capo missione Casarini, questo è un altro fondamentale passo verso la cancellazione dal basso dei Decreti Salvini.

Sciurba punta inoltre il dito contro l’attuale esecutivo giallo-rosso, accusato di ignavia per non aver fatto un passo indietro rispetto alle politiche salviniane sui migranti: “Il governo attuale non ha avuto il coraggio di fare politicamente quello che un tribunale oggi ha ritenuto essere l’unica cosa giusta. La nostra nave è libera, e adesso vogliamo tornare in mare al più presto, a salvare i profughi di una guerra terribile dall’annegamento e dalle catture delle milizie libiche, a salvarci, insieme alle altre navi della società civile, da scelte criminali e velenose come quelle del rinnovo del memorandum con la Libia. Ma per farlo, abbiamo bisogno di tutto il sostegno dei nostri equipaggi di terra”.