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Diario di un medico in prima linea contro il Coronavirus: 3° puntata

Diario dal fronte del Coronavirus

Arrivato in Piemonte da medico volontario contro il Coronavirus, ho ricevuto l'affetto dei volontari della Protezione Civile: persone mitiche, che non devono essere dimenticate.

Arrivato finalmente in Piemonte, dopo aver incontrato a Roma il Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, in qualità di medico volontario per l’emergenza Coronavirus, sono stato accolto, davvero con un sorriso a 32 denti, dai volontari della Protezione Civile locale.

Ci hanno fatto salire su un pulmino, che avrebbe accompagnato ciascuno di noi alla propria destinazione. Io e un ginecologo calabrese, che pur di dare il suo contributo ha chiuso l’ambulatorio e ha affrontato 3 ore di macchine e 7 di treno solo per poter raggiungere Roma, siamo stati gli ultimi a scendere.

Così ho avuto modo di familiarizzare con il signor Leo, l’autista volontario del pulmino. Mi ha raccontato di aver partecipato, nella sua vita, a tutte le iniziative volontarie della Protezione Civile ed è diventato l’accompagnatore ufficiale delle psicologhe di guerra, coloro che vanno a dare supporto nelle situazioni più difficili. Un personaggio mitico, che non deve essere dimenticato.

Quando sono arrivato in ospedale erano ormai le 10 di sera, ma la Direttrice Sanitaria, una giovane donna di 38 anni, era ancora lì ad aspettarmi insieme a una collega del Pronto Soccorso. Vedendomi arrivare, non hanno potuto abbracciarmi perché, purtroppo, la situazione lo impedisce, ma ho visto le lacrime nei loro occhi.

Dopo esserci presentati e saluti, mi hanno accompagnato al mio alloggio. Purtroppo non hanno potuto trovare, in così poco tempo e con le strutture ricettive chiuse, un posto per noi, per cui ci hanno momentaneamente appoggiato in una stazione della Croce Rossa, che sempre dei volontari hanno allestito per noi con un microonde, una moka e una grandina militare.

Non sarei rimasto, però, da solo: si sono fermati tutti lì per farmi compagnia. Hanno ordinato le pizze e le abbiamo mangiate insieme. Chiacchierando, uno di loro mi ha raccontato di quanto sua moglie fosse brava in cucia, soprattutto nel fare le torte. Una capacità culinaria che si evinceva già dalla sua stazza, un po’ corpulenta.

«Anche io sono goloso di torte», gli ho confidato. Forse non avrei dovuto dirglielo: l’indomani mattina ho trovato una di quelle torte ad aspettarmi sul forno a microonde. Quel gesto, oltre alla bontà di quel dolce, mi hanno dato la giusta energia per affrontare il mio primo giorno nella corsia di un Covid Center.

Ogni giorno pubblico su Notizie.it il mio diario dal fronte del Coronavirus: leggilo qui