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Coronavirus fase 2: test psicologici per la resistenza al lockdown

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Coronavirus, per la fase 2 il Governo Conte pensa all'utilizzo di test psicologici per poter testare il grado di resistenza al lockdown.

I test psicologici sono tra le iniziative che il Governo sta sperimentando per la fase 2 del coronavirus. A fare da cavie, in tal senso, saranno le Regioni che vogliono partire prima del 4 maggio 2020 poiché dovranno garantire una serie di tutele. Anzitutto, avere a disposizione ospedali con reparti coronavirus e luoghi dove tenere in quarantena i positivi. È questa una delle condizioni poste dal governo per sbloccare già il 27 aprile le aziende del settore auto, edile e moda. Altrimenti le riaperture cominceranno dalla settimana successiva. Saranno scaglionate in base alle tabelle Inail che misurano il rischio per i lavoratori. Negozi e aziende avranno come obbligo quello di autocertificare tutti i requisiti. Poi scatteranno i controlli e chi non si sarà adeguato rischia la sospensione della licenza o la chiusura.

Coronavirus fase 2: i test psicologici

In questa settimana, intanto, il presidente del consiglio Giuseppe Conte dovrebbe annunciare le linee guida in modo che tutti possano adeguarsi. Gli scienziati avrebbero suggerito di sottoporre un campione di cittadini a dei test psicologici per verificare quanto tempo ancora siano in grado di sopportare il lockdown. Uno strumento che servirà anche a modulare i prossimi messaggi pubblici e le successive scelte. Soprattutto per garantire quella tenuta sociale che dopo un mese e mezzo inizia a vacillare negli italiani.

Il questionario, che dovrebbe essere diffuso a breve, partirà da un campione di 150mila soggetti scelti per residenza anagrafica, sesso, fasce di età, attività professionale, e porrà agli intervistati domande sulle sensazioni provate durante il lockdown da coronavirus: quante volte al giorno pensi a quanto possa durare questa situazione anormale? Quante volte ti capita di passare ore senza far nulla? Quante volte accusi la solitudine derivante dall’isolamento coatto? Questi sono solo alcuni dei quesiti del test psicologico, che punterà soprattutto a valutare l’equilibrio di chi è stato sottoposto a uno stress più alto, ovvero i residenti delle zone rosse o e le città maggiormente colpite dal virus, in cui la popolazione ha vissuto una situazione diversa rispetto agli abitanti di Matera, Terni o Reggio Calabria, dove c’è stata minore pressione.

L’obiettivo dei test psicologici

L’obiettivo del test è quello di risolvere una serie di dubbi e opinioni contrastanti sollevati da chi ha interessi specifici sulla riapertura, che spesso ostacolano il processo di elaborazione della fase 2 da coronavirus. I dati si incroceranno con lo studio dei sociologi del team di Colao, che intanto stanno valutando il livello di autonomia e l’organizzazione domestica di alcune fasce della popolazione, specialmente di chi non è abituato a badare a se stesso o risolvere in autonomia situazioni problematiche o stressogene.