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Coronavirus, il virologo Silvestri: "Poco probabile che si estingua"

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Il virologo Guido Silvestri ha commentato gli ultimi dati sulla diffusione del coronavirus in Italia, mostrandosi ottimista per la situazione attuale.

Ormai da alcuni giorni i dati sulla diffusione del coronavirus nel nostro Paese mostrano un andamento discendente della diffusione della malattia e molti esperti, tra cui il virologo Guido Silvestri, sono concordi nel dire che stiamo finalmente per vedere la cosiddetta luce in fondo al tunnel. Nello specifico, il virologo Silvestri ha elencato quelli che secondo lui sono i tre motivi principali che hanno contribuito al contenimento dell’epidemia in Italia, sottolineando come al momento stiamo procedendo verso la fine della prima ondata.

Coronavirus, parla il virologo Silvestri

Commentando gli ultimi dati forniti dalla Protezione Civile nei bollettini diffusi giornalmente, il virologo Silvestri ha dichiarato sul suo profilo Facebook: “Siamo ora scesi a 2.009, quindi ormai meno della metà del picco, che è stato il 4 aprile scorso a quota 4.068. Da notare anche che, al momento del picco, i ricoveri in terapia intensiva rappresentavano il 14.2% del totale dei ricoveri ospedalieri, mentre oggi sono solo il 9.4%“. Silvestri ha inoltre specificato che il numero di morti di ieri (260) è il più basso da quaranta giorni a questa parte e che al momento l’esplosione dell’epidemia al Sud Italia è poco probabile che avvenga.

Silvestri nel suo post elenca poi quelli che sono considerabili come i fattori che hanno determinato l’attuale trend dei contagi: “Sono il cosiddetto lock-down (o isolamento sociale), lo stabilirsi di immunità naturale in una parte importante della popolazione, e la stagionalità, che sappiamo valere per gli altri virus respiratori, tutti amanti della stagione invernale.

Gli scenari futuri per la pandemia

Nel finale del post, Silvestri descrive quelli che per lui sono le ipotesi in merito all’evoluzione della pandemia e di come questa verrà affrontata dalla popolazione italiana e mondiale: “Lo scenario peggiore, ovviamente, è quello di un virus che torna verso dicembre-gennaio senza essersi attenuato, trovandoci senza terapie efficaci, e pronto ad attaccare ampie fasce di suscettibili (cioè non immuni) soprattutto al Centro-Sud, ma anche al Nord”.

Lo scenario migliore appare dunque per il virologo quello meno probabile in questo frangente: “In questo caso la partita si giocherà a livello di prevenzione dei contagi, ed è a questo che dobbiamo prepararci. Scenari intermedi sono basati sulla diffusione di un virus a patogenesi attenuata (i.e., letalità ridotta) e/o sulla presenza di terapie efficaci. Lo scenario migliore è quello del virus che si estingue e non torna più – uno scenario che io vedo poco probabile (direi <10%) ma che nessuno può escludere con certezza.