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Ristoratori di Asti in crisi da Covid: "Meglio rimandare l'apertura"

Asti, ristoratori in crisi per il Covid

L'ipotesi riapertura durante la pandemia, per i ristoratori di Asti è sinonimo di crisi. I coperti sarebbero troppo pochi, i guadagni quasi assenti.

Non ci sono ancora notizie certe, ma basandosi sulle ipotesi in circolo i ristoratori di Asti prevedono una crisi. “Non andremmo oltre i 16-18 dei 42-44 posti disponibili. Se ci danno la possibilità di lavorare in uno spazio normale, sempre nel rispetto di regole e tutele, bene. Altrimenti meglio rimandare l’apertura a quando ci saranno le condizioni”, dicono Monica Esposito e Caterina Gamba di Oeuf, in via Guttuari, intervistate da La Stampa.

La voce dei ristoratori di Asti

Fra le voci che girano, si parla infatti di riaperture con 4 metri quadrati per cliente, quindi riduzione dei coperti e misurazione della temperatura all’ingresso, oltre che all’uso di divisori e al rispetto delle norme igieniche per scongiurare il contagio da Coronavirus.

Molti locali storici di Asti, però, presentano spazi ristretti: “Speriamo che il governatore Cirio possa prendere esempio dall’Emilia Romagna che ha varato un protocollo chiaro, un po’ più soft”, dice Enrico Trova di Osteria del Diavolo e Crust, “Con le ipotesi di oggi, i nostri tavoli passerebbero da 12 a 5. Diverso il discorso all’esterno: abbiamo la fortuna di avere Piazza San Martino davanti all’Osteria e Piazza Roma di fronte a Crust, per ampliare i dehors”.

Ristoratori: “Meglio chiusi che aperti così”

Oltre alla questione pratica, i ristoratori dovranno purtroppo fare i conti con quella psicologica. Molti italiani è possibile che non se la sentiranno di uscire a cena per paura del Covid, senza contare la crisi economica che si sta abbattendo su tutto il Paese.

“Ho letto le linee guida dell’Inail, il primo errore è nella premessa: secondo gli esperti la ristorazione ha perso il 30% del fatturato. Il mio commercialista la pensa diversamente. I numeri dicono –98%”, spiega Luca Mogliotti, titolare dell’Hotel Palio e del Laura’s Restaurant.

Mangiare è un’esperienza

In molti optano per la filosofia “meglio chiusi che aperti a queste condizioni”, soprattutto perché mangiare fuori non è solo soddisfare un bisogno ma anche vivere un’esperienza.

“Stoviglie usa e getta e divisori in plexiglass non fanno per noi e i nostri clienti”, afferma Andrea Bardon di Belbo da Bardon, “Le bollette di gas e luce, come i costi di produzione, sono sostenibili per il pieno regime. Io non voglio licenziare nessuno. Devo però potermi permettere la stessa forza lavoro”.