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Coronavirus, un'influenza del passato per capire quando finirà

Coronavirus, quando finirà? La lezione dal passato

In'influenza russa del passato molto simile all'attuale coronavirus può aiutarci per capire quando finirà l'emergenza sanitaria. Lo studio.

La domanda che aleggia tra tutti è: quando finirà l’emergenza sanitaria legata al coronavirus? Al momento non c’è nulla di certo è tutto è diviso tra quello che si può già fare e quello che non si può ancora fare. In attesa del vaccino (forse disponibile a dicembre), abbiamo messo in atto misure di contenimento e limitazione del contagio. La scienza, come ci ha insegnato in questi mesi, non dà certezze assolute, e non per mancanza di preparazione, ma per il suo metodo, basato su continue prove e analisi. Per questo è difficile decretare in maniera sicura la fine o il progresso del virus, anche per la sua natura eccezionale. Esiste però un virus di 130 anni fa molto simile all’attuale coronavirus e che può donare qualche ipotetico scenario sul futuro.

Coronavirus, quando finirà?

Ad oggi, non sono conosciute altre epidemie di coronavirus nel passato. Questo rende ancora più difficile stabilire un quadro futuro. All’inizio dell’epidemia, il nuovo coronavirus viene confrontato con altri coronavirus più conosciuti, cioè Sars-CoV (2003-04: il virus «della Sars») e Mers-CoV (2012), senza però grande successo.

Uno studio del 2005 condotto dalla biologa belga Leen Vijgen durante il suo PhD rileva che il virus umano HCoV-OC 43 è comune anche tra i bovini, risalendo al primo spillover della storia che ha dato inizio al ceppo coronavirus. Il primo salto di specie, dalla mucca all’uomo, avviene del 1890, anno d’esordio di una pandemia durata 130 anni, conclusa solo nel 1995 e che può essere considerata la prima pandemia di coronavirus.

Gli studi sono ancora in corso e per ora questa resta una teoria ancora da verificare. Resta il fatto che questa pandemia ha numerosi punti in comune con l’attuale coronavirus di oggi: la pandemia nasce in Uzbekistan, poi si diffonde in Russia e successivamente in Europa e America, grazie al sistema ferroviario; la malattia causa perdita del gusto e dell’olfatto; il lasso di tempo intercorso tra paziente 1 e picco è di cinque settimane; le vittime sono soprattutto anziani; la pressione sul sistema sanitario che manda il tilt gli ospedali. Ultimo ma non per importanza anche in questo caso abbiamo un passaggio zoonotico: il passaggio di specie è partito dal bestiame afflitto da pleuropolmoniti in tutto il mondo, e i molti abbattimenti — tra 1870 e 1890 — che espongono allevatori e contadini al contatto con le secrezioni respiratorie.

Se questa teoria fosse confermata, lo scenario futuro che ci aspetta potrebbe ricalcare quello del ceppo OC 43. Questo virus con il tempo si è trasformato in un semplice raffreddore, e forse potrebbe essere il destino anche di Sars-Cov-2. Per quanto riguarda la ciclicità, invece, il virus potrebbe accompagnarci fino al 2025, con cadenza simile all’influenza.