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Positivo al coronavirus: "Forse una tazzina di caffè lavata male"

coronavirus caffè dalla finestra

Coronavirus, commercialista positivo dopo un viaggio a Milano: "Sono stato attento a tutto, forse è stata una tazzina di caffè lavata male"

Commercialista romano risulta positivo al coronavirus dopo essere stato in viaggio a Milano. Il dubbio di Emanuele Lusi: “Forse una tazzina di caffè lavata male”.

Positivo al coronavirus dopo Milano

Nonostante la diminuzione dei contagi, il coronavirus c’è ancora, e non se n’è mai andato. Per questo l’attenzione deve essere semper alta, soprattutto nel rispettare le norme igieniche per prevenire la diffusione del virus. Gesti semplici, come lavare e sanificare una tazzina. Proprio una tazzina di caffè sembra essere il veicolo del contagio per un commercialista romano. “Devo aver toccato qualcosa o bevuto da una tazzina di caffè, forse lavata male” racconta Emanuele Lusi, risultato positivo al coronavirus. Difficile stabilire dove e quando Emanuele possa aver contratto il coronavirus. Il commercialista, però, un’idea ce l’ha: “Secondo i medici il contagio è avvenuto tra lunedì 27 e mercoledì 29 luglio -spiega Lusi-. Giorni in cui per lavoro sono stato a Milano ma con tutte le precauzioni del caso. Mi muovevo in bicicletta e indossavo sempre la mascherina. Non utilizzavo metro e treni”. Eppure, nonostante la massima attenzione da parte di Emanuele, il virus è arrivato lo stesso. “Sono stato attento a ogni cosa. Le uniche due ipotesi per spiegarmi il contagio possono essere o quella di aver toccato qualcosa e, involontariamente, ho strofinato su bocca e occhi, oppure quella di aver bevuto una tazzina di caffè, forse lavata male“.

L’ipotesi della tazzina di caffè

I primi sintomi del Covid Emanuele li ha registrati nella notte, dopo aver passato la giornata in spiaggia a Fregene. “La notte ho iniziato ad accusare i primi malesseri -racconta-. Prima qualche brivido, poi veri tremori e freddo. Io sono abituato ad ascoltare il mio corpo. Così ho deciso di recarmi in ospedale, non prima di essermi misurato la febbre e avevo 37,6. Da lì sono iniziate le preoccupazioni, tante le immagini che si affollano nella mente”. Il suo, per fortuna rimane un caso isolato: l’Asl locale, mediante il tracciamento, si è assicurata che nessun contatto o parente di Lusi abbia contratto il virus. Ora Emanuele è ricoverato alla Columbus, dove starà finché non sarà negativizzato. E intanto il dubbio rimane lì, dentro una piccola tazza di caffè.