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Perché l'aumento dei contagi preoccupa solo l'Italia

Coronavirus aumento casi

Mentre gli altri stati europei ci convivono e guardano oltre, in Italia il coronavirus sembra essere l'unica preoccupazione.

Il “Coviddì” c’è eccome, e presto torneremo a oltre mille casi al giorno. Ma uccide e fa star male molto meno. Non lo dice Zangrillo ma la matematica. Non siamo travolti dalla seconda ondata nell’azzurro mare d’agosto. I numeri assoluti dei contagi diffusi dalla Protezione civile non hanno senso se non sono letti in relazione con quelli dei decessi e dei ricoveri.

Come va letto l’aumento dei casi di coronavirus

I 4 morti registrati a Ferragosto rappresentano lo 0,6% dei 629 positivi in più toccati quel giorno, presentati dai nostri quotidiani come una catastrofe incombente, foriera del ritorno del lockdown. Tra marzo e aprile, al culmine della pandemia – quando casi e morti avevano uno zero in più – la percentuale contagi/decessi superava il 20%. Nei dati cumulativi rilevati dall’Iss da febbraio (35.671 decessi per 252.979 casi) il tasso attuale di letalità è del 14,1%. I numeri parlano da soli.

Anche in Francia, dove il 15 agosto i contagi hanno superato quota 3mila (a fronte di 100mila tamponi), i morti sono stati appena 4. Come da noi, che di tamponi ne abbiamo fatti la metà. Una percentuale di letalità dunque ancora piu’ bassa, lo 0,1%, praticamente prossima allo zero. Eppure si sono allarmate più le nostre testate che le quelle transalpine. Sulla prima pagina di Le Figaro in edicola oggi il Covid-19 non viene menzionato se non in un trafiletto con richiamo interno: l’apertura è “Macron è impegnato in Libano“.

Le Figaro Macron

Israele-Emirati arabi: le ragioni di un accordo” titola Le Monde, che parla del Coronavirus a piè di pagina. Ma non di quello loro, bensì di quello che sta devastando l’America latina.

Le Monde

Se noi gridiamo al ritorno della quarantena, in quale bunker atomico si dovrebbe rinchiudere il Brasile, che a Ferragosto ha registrato ben 60.091 nuovi casi. In Germania e Gran Bretagna, con oltre mille positivi in più, Der Spiegel, Guardian e Financial Times si occupano delle ripercussioni della guerra civile in Bielorussia. Negli Usa, dove sempre il 15 agosto i positivi sono stati 64.201 con 1336 morti, il NYT pubblica oggi un’inchiesta sulla crisi postale mentre il Washington Post ha spazio solo per la corsa di Trump e Biden alla Casa Bianca. In Europa solo i media spagnoli, dove a Ferragosto ci sono stati 5.479 casi in più’, corrono dietro ai contagiati.

La mortalità è nettamente diminuita

La verità è che la curva della mortalità è in picchiata verticale, anche in quei paesi dove la quarantena è stata molto blanda. L’andamento non della diffusione, ma della letalità del virus – che è ciò che dovrebbe preoccuparci – è lampante nelle tabelle condivise sabato su Facebook da Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova. Il virologo ha effettuato un’analisi che dovrebbe fare anche la nostra task force di esperti, incrociando i dati Oms dei contagi con le ospedalizzazioni, e calcolando quindi anche i ricoveri.

Ebbene, dai grafici cartesiani, stavolta emerge che siamo giunti davvero a poter dire che è peggio la normale polmonite. Al crollo della mortalità hanno contribuito sicuramente i passi avanti fatti nel frattempo a livello di terapia farmacologica e la maggiore disponibilità di posti in terapia intensiva, sebbene durante il lockdown morissero anche i ricoverati. Possibile pure che il virus, in gran parte – lo ricordiamo – ancora sconosciuto, stia attraversando una fase di minor virulenza dovuta a varie ragioni. La sua minor pericolosità è però incontrovertibile.

Questo non significa poter abbandonare ogni precauzione e gettarsi tra le braccia di sconosciuti in discoteca, ma almeno dover ridimensionare certi toni apocalittici con cui vengono presentate le cifre ed evitare di alimentare un panico ingiustificato, da sempre artefice di scelte sbagliate. Un conto è invitare a non perdere le sane abitudini alla mascherina nei luoghi chiusi e all’igiene delle mani, altro voler continuare a tenere incollati gli occhi dei lettori, andando a caccia di adolescenti in piste da ballo all’estero e intervistando personaggi pittoreschi.

Sono esattamente due mesi esatti, dall’inizio della Fase 3, che si continua a scrivere dell’autunno da incubo che ci aspetta, come il trailer di un film horror: “Passate pure un’estate spensierata, il terrore torna a settembre” sembra annunciare la voce tenebrosa dell’Anicaflash. Nei bollettini della Protezione civile mesi di marzo, aprile e maggio il numero dei decessi raggiungeva spesso un terzo dei nuovi positivi, adesso non più: quello che conta ora non è il numero assoluto dei contagi, ma il tasso di aumento in percentuale delle vittime.

Proseguire a vivere in un clima di tensione permanente sta ottenendo l’unico effetto di stressare ulteriormente gli italiani, che mai come quest’estate avrebbero bisogno di rilassarsi e ricaricarsi dopo un inverno sull’orlo della crisi di nervi e riaccendere l’odio contro i migranti “untori”, per la destra ormai capri espiatori d’ogni male sul pianeta Terra. Una “febbre” da Covid, che rischia di diventare peggiore di quella provocata dal virus.