Il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha confermato che l’aumento del suo stipendio non ha effetto retroattivo e che, non avendo nulla da chiarire, non rassegnerà le dimissioni dal suo incarico. Mancando i fatti contestati, secondo lui la questione è da dichiarare chiusa.
Aumento dello stipendio: parla Tridico
“Sto bene e sto andando a messa“. Così ha tagliato corto contattato dal Corriere della Sera, affermando che ci ha già pensato il comunicato della direzione del personale dell’Istituto di Previdenza a dire tutto ciò che doveva. Vale a dire che lui non ha ricevuto nessun arretrato in seguito all’aumento di salario da 62 mila a 150 mila euro lordi disposto dal governo con un decreto interministeriale (Lavoro-Economia).
Come chiarito da una nota dello stesso Ministero del Lavoro, Tridico ha confermato che l’incremento decorre dall’insediamento del consiglio di amministrazione, ovvero dal 15 aprile 2020, e non dalla nomina a presidente dell’Inps, cioè dal 22 maggio 2019. Per questo secondo lui non andrebbe aperto alcun caso e ha dichiarato chiusa la questione affermando che “mancano i fatti“.
Andrà quindi chiarito perché, nel testo in cui si stabilisce l’aumento, ci sia scritto che la decorrenza degli emolumenti sarà stabilita da un decreto interministeriale Lavoro-Economia. Essendoci già una legge, la 75 del 1999, secondo cui la disposizione entra in vigore dalla data di insediamento e non dalla nomina, non ci sarebbe stato bisogno di scrivere che la decorrenza sarebbe stata stabilita da un decreto governativo. E soprattutto andrà determinato perché, in quest’ultimo decreto varato il 7 agosto, si afferma che la decisione scatta “dalla data di nomina“.