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Claudio Brachino: "L'ho sempre pensato, il lockdown totale sarà a novembre"

claudio brachino

Intervistato durante il programma L'Aria che tira, il giornalista Claudio Brachino ha fatto alcune previsioni sull'eventualità di un nuovo lockdown.

“Penso ci sarà un lockdown a novembre”, con queste parole il giornalista Claudio Brachino ha voluto fare una previsione sull’eventualità che il governo vari nuove restrizioni nelle prossime settimane. Intervenuto durante la trasmissione di La7 L’Aria che tira, Brachino ha successivamente criticato le modalità con cui la stampa italiana descrive questa seconda ondata della pandemia di coronavirus, dipingendo uno scenario spesse volte catastrofista rispetto ai dati reali.

Nuovo lockdown, l’ipotesi di Claudio Brachino

Rispondendo alla domanda della conduttrice Myrta Merlino, che chiedeva se con queste ultime restrizioni del governo ci stessimo avvicinando un passo alla volta verso un secondo lockdown, Brachino ha affermato: “Io l’ho sempre pensato, il penso che il lockdown totale ci sarà. Faccio questa mia piccola previsione, io penso che ci sarà a novembre per evitare di farlo a Natale perché sarebbe una tragedia per la nostra economia. È una tentazione sotterranea già questo Dpcm ma non credo che sarà la soluzione per combattere il virus”.

Nel commentare gli scenari di desolazione visibili in alcune città italiane poi, Brachino ha aggiunto: “Io faccio ancora il cronista, sono qui a Roma per lavoro, e quando sono uscito al ristorante ieri ho visto due persone, ho visto le strade deserte che sembravano la Roma di De Chirico. Quindi la gente vive un’ansia totale, non solo rispetto al virus ma anche rispetto al proprio futuro e alle proprie relazioni, con questioni razionali e irrazionali”.

Le responsabilità della stampa

Brachino punta successivamente il dito contro le modalità con cui la stampa italiana comunica i dati sull’emergenza sanitaria, spesso prediligendo il sensazionalismo a scapito della completezza delle informazioni: “Gli alti numeri dei tamponi, che sono molti di più rispetto a quelli fatti questo inverno, e che tipo di malati rivelano i tamponi, più giovani e in maggioranza asintomatici, ci portano a rivelare il numero fondamentale che è quello delle terapie intensive. E mi sembra di aver visto in tutti gli ospedali italiani schede in cui nelle terapie intensive non c’è un emergenza“. Il giornalista in conclusione afferma: “L’allarme c’è, ma deve essere gestito razionalmente assieme alla comunicazione perché se passa solo il titolo con il numero dei contagi poi la gente si spaventa”.