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Ponte Morandi, controlli quasi inesistenti e inadeguati

ponte morandi

Il Ponte Morandi crollò nel 2018 causando 43 vittime e tanto dolore.

Le perizie dopo il crollo del Ponte Morandi non lasciano molti dubbi a riguardo. Gli esperti incaricati dal tribunale hanno scritto centinaia e centinaia di pagine parlando dell’assenza di manutenzione, con tutte le conseguenze del caso.

Il crollo del Ponte Morandi

Il disastro del 14 gennaio 2018, in cui persero la vita 43 persone, è una ferita ancora aperta. Il peggioramento delle condizioni della pila 9 è stata indicata dai periti come la causa del disastro. Già durante i primi anni di vita del ponte vi sarebbero degli effetti da corrosione che, successivamente, ne avrebbero provocato il crollo. La nuova opera è stata inaugurata ormai da mesi, ma è tanto il dolore per quanto accaduto.

Cosa non è andato

I periti parlano di “scarsa manutenzione e di controlli inadeguati“. A causa di tutto questo, inoltre, il ponte avrebbe subito delle gravi conseguenze strutturali con il tragico epilogo. Il documento è frutto del lavoro del secondo incidente probatorio che si è concentrato principalmente sulle cause del crollo.

Sempre secondo questa perizia non vi sarebbe alcun agente esterno come causa del crollo. Lo stato di manutenzione, insieme alla conservazione della struttura del ponte, sarebbero quindi le principali cause. I periti, inoltre, hanno parlato anche del progettista Morandi che, in più occasioni, avrebbe offerto delle indicazioni sulla manutenzione. La corrosione dei cavi è un altro punto ampiamente analizzato dagli esperti, per non parlare della verifica sullo stato dei trefoli (raccomandazione data a metà degli anni Ottanta dallo stesso Morandi).